Gaetano Salvemini - La politica estera italiana dal 1871 al 1915

Parte terza arrivare attraverso le mani del Bey, fino alla Borsa di Parigi, era battuto finché non obbediva all'autorità dei finanzieri. Fame, esattore e bastonate riducevano la popolazione a un continuo stato di rivolta. Le torture e le barbarie con cui l'incivile governo del Bey tentava reprimere le insurrezioni, non facevano se non provocare nuovi disordini in tutto il paese. Di modo che, per pagare i civili finanzieri e concessionari, l'incivile Bey spingeva il suo popolo alla rivolta; cosf creava nel paese la mancanza di ordine pubblico; e questa mancanza di ordine pubblico diventava la ragione di nuovi debiti e di nuove indennità ai finanzieri. Piu il Bey pagava, e piu disordine creava; piu disordine creava, e piu doveva pagare; piu doveva pagare, e piu barbari diventavano i metodi per soppri– mere i ribelli, e spremere il denaro a cui avevano diritto gli azionisti delle società europee. E quando il numero delle vittime diventava troppo grande, allora un sentimento di orrore invadeva gli abitanti europei di Tunisi. Tutti si domandavano ché cosa sarebbe successo se la reggenza fosse rimasta senza controllo nelle mani di un governo, che aveva fatto il suo tempo. E allora l'intervento dell'Europa era proclamato inevitabile.6() L'Europa fu rappresentata a Tunisi, fino al 1860, dai consoli della Francia, dell'Inghilterra e del regno di Sardegna. Il governo francese, dopo avere messo piede nell'Africa settentrionale con la conquista dell'Algeria, ostentava di considerare la Tunisia come inclusa nella propria zona d'influenza. 61 Il governo inglese, invece, difendeva. siste– maticamente lo statu quo e l'indipendenza del Bey contro l'invadenza fran– cese. Era un dogma, verso il 1860, in Inghilterra che "la libertà del Me– diterraneo sarebbe rimasta a discrezione della Francia il giorno in cui Tunisi e Biserta ·fossero state annesse all'Algeria." Il console del regno di Sardegna andava a rimorchio del console d'Inghilterra. 62 Nel 1857, Napoleone III ebbe l'idea di dividere tutta l'Africa setten– trionale fra le Potenze mediterranee; il Marocco alla Francia, l'Egitto all'In– ghilterra, la Tunisia al regno di Sardegna. Lord Palmerston non volle sa- 63 perne,. Dopo il 1860, la politica italiana a Tunisi, pur essendo diretta -sempre, d'accordo con quella dell'Inghilterra, a sostenere il Bey contro l'egemonia francese, divenne piu attiva e meno accomodante. Carlo Cattaneo, nel 1862, dedicava un lungo studio alla Tunisia, e ne rivendicava la indipendenza con– tro le idee conquistatrici di uno scrittore ufficioso francese. 64 Un deputato dell'Estrema Sinistra, Mauro Macchi, amico di• Cattaneo, nella seduta del 12 maggio 1864, alla Camera, affermava: La Tunisia veramente si può considerare come un riflesso, una propaggine, od un altro lembo d'Italia. E il ministro degli esteri rispondendo al Macchi, dichiarava che "nessun avvenimento importante nella Tunisia poteva rimanere estraneo agl'inte– ressi della. politica italiana." (I) WOLF, Empire and commerce in Africa, pp. 86-9. 61 RAMBAUD, La France coloniale, pp. 100 sgg. 62 W0LF, op. cit,. pp. 86 sgg.; PRuzzr, Tunis et l'Italie: la question tunisienne au point de vue italien, Florence, juillet 1881. 63 OLLIVIER, L'Empire libéral, III, 418; CROMER, Modern Egypt, I, 91; DARCY, Cent ans de rivalité coloniale, 195. 64 Scritti editi ed inediti, II, pp. 333 sgg. 174 BibliotecaGino Bianco

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