Gaetano Salvemini - La politica estera italiana dal 1871 al 1915

Parte terza Quale profitto? - La risposta si trova in un rapporto del 4 luglio 1874, nel quale, argomentando sui vantaggi che il governo austro-ungarico potrebbe ricavare dalla nuova politica balcanica, Robilant osserva: Gli ottimisti sperano mercé di essa [Lega dei Tre Imperatori] l'annessione della Bosnia e dell'Erzegovina nel giorno, in cui i turchi capiranno che la loro dominazione deve esercitarsi in Asia e non in Europa. Io confesso che dal canto mio desidererei per molte ragioni vedere ciò effettuarsi: e principalmente, perché si presenterebbe cosi la propizia ed anzi la sola desiderabile occasione, di ottenere alla nostra volta l'annessione all'Italia di quelle terre la cui popolazione è della nostra stessa famiglia, e che nessuna soluzione di continuità da noi divide. È sempre la vecchia idea di Cesare Balbo: approfittare delle complica– zioni orientali per eliminare il dominio austriaco dai territori italiani. Andrassy ha detto a Robilant in una conversazione del 4 marzo: "Potete esser certo che [ in Oriente] nulla faremmo senza mettervene a parte." Il giorno, dunque, che scoppierà una crisi, anche il governo italiano avrà da dire la sua parola I Beninteso che Robilant non s'illude: Andrassy è disposto a "mettere a parte" il governo di Roma nella questione orientale, cosi come Visconti– Venosta "mette a parte" Andrassy nella questione romana. Andrassy non solleverà la questione del dominio temporale, e non aiuterà il govern~ francese a sollevarla, e si terrà a contatto per questo scopo col governo italiano; alla sua volta il governo italiano deve lasciare mano libera al governo di Vienna nelle questioni balcaniche, dargli il proprio appoggio diplomatico in caso di difficoltà, e non approfittare di queste difficoltà per mettere sul tappeto nuove rivendicazioni territoriali. Robilant comprende perfettamente il pensiero di Andrassy. Ma spera, che si diano circostanze, in cui la volontà dell'imperatore, di Andrassy, di tutto il mondo politico austro-ungarico sia vinta da necessità superiori, il cui gioco riesca a pro– fitto dei desideri italiani. Le posizioni di Robilant e di Andrassy risultano con grande chiarezza da un colloquio del 6 aprile 1874. Andrassy dice a Robilant che l'imperatore "fa pienissimo assegnamento sulla inalterabilità delle cordiali relazioni esi– stenti fra l'Austria-Ungheria e l'Italia; e ciò malgrado il chiasso che si fa in questi giorni a proposito delle aspirazioni triestine e dell'indirizzo al re del sedicente Comùato di quella città." Entrato cosi in materia, egli aggiunsemi essersi in verità molto parlato di quell'argo– mento, non che della conseguente attitudine assunta in proposito dalla stampa italiana, anche dalla moderata, e di tutto ciò farsi arma per combatter lui, il partito che sempre sta cercando mezzi per sbalzarlo dal suo seggio. - Per conto mio, egli soggiungeva, so perfettamente che chi ha torto in tutto ciò si è il governatore di Trieste, il quale non è capace di metter le mani su chi pubblica quegl'indirizzi e farli arrestare. In quanto a voi, è evidente che non avete che farci: l'incolparne voi sarebbe come far carico alla Ger– mania delle agitazioni dei Sassoni di Transilvania. Ed anzi duolmi che il conte Wimpffen ne abbia parlato al signor Visconti-Venosta: il quale però ebbe a rispondergli che tanto il re quanto il governo erano spiacentissimi della pubblicità stata data, per sbadataggine, dai giornali a quell'indirizzo. 166 BibliotecaGino Bianco

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