Gaetano Salvemini - La politica estera italiana dal 1871 al 1915

Prefazi on; mestiere e ai doveri civili. 1118 Fu insomma una crisi di coscienza "estrema– mente penosa." D'altra parte occorre tener presente anche la stanchezza fisica. L'aveva già accusata fin dal 1919, ma ora si fa sentire fortemente. "Oltre a fare il deputato, dovevo insegnare all'Um·versità di Firenze, e non volevo perdere nessuna lezione, e facevo continuamente la spola fra Roma e Firenze, dor– mendo spesso in treno ... E per giunta avevo sulle spalle un settimanale, 'L'Unità.' Come abbia resistito a tanto lavoro, non so. Nell'autunno 1920 decisi che non potevo continuare. Composi nel sepolcro 'L'Unità' alla fine dell'anno. E nel gennaio, durante una malattia penosissima, decisi di rinun– ciare alla Camera. Cosi sarei rimasto insegnante, niente altro che insegnante; dedicando alla politica meridionale i margini del mio tempo come avevo - sempre fatto. 1119 E cosi per tre anni, dall'aprile 1921 fino all'assassim·oMatteotti, si dedicò quasi esclusiva~ente allo studio della storia della politica estera italiana dal 1870 al 1914, proponendosi di trattarla in quattro volumi. Condusse in proposito le piu ampie e minute ricerche, rivolgendosi perfino direttamènte a q,uelli che avevano avuto ·pprteattiva nella politica estera, specialmente i diplo– matici. Naturalmente in S. si presentò - e non poteva essere diversamente - l'idea della pubblicazione di una Collezione di documenti della politica estera. dell'Italia, e in proposùo ne scrisse il 28 giugno 1923 alla Casa Editrice Zanichelli di Bologna. Ma non se ne fece nulla. Primo frutto di questi studi furono le lezz·oni tenute al King's College di Londra nel!'autunno del 1923 . 20 La tranquilla e quasi completa dedz"zione agli studi storici subi uno scossone tremendo con l'assassinio Matteotti. "Mi dissi che avessi o non avessi fiducia negli"antifascisti ufficiali, era mio dovere non rendermi com– plice con la mia z·nerzia di un regime infame, come avevo fatto negli ultimi tempi. Anche ad essere solo, dovevo dire un no risoluto e pubblic_oa quel .regime: fai quel che devi avvenga che può. 1121 E dal gennaio 1925 fu uno dei principali collaboratori del periodico clandestino "Non Moliar~. 1122 E fu proprio questa collaborazione che portò al suo arresto l'B giugno 1925. Avvenimento imprevisto, che poteva sconvolgere tutto il programma di lavoro del S. Contrariamente a quello che si pot3"ebbepensare, non se la prese troppo, anzi quel forzato soggiorno gli apparve perfino "ideale," e quei quaranta giorni "furono fra i piu riposanti e interessanti e istruttivi della mia vita. 1123 "I primi giorni," scrive in una lettera del 19 luglio, 24 "furono un po' monotoni, perché non avevo né da leggere libri che mi inte- 1s Lettera del 3 novembre 1922 a Ernesto Rossi, in "Il Mondo" del 22 febbraio 1960. 19 Scritti sulla Questione meridionale (1896-1955), Torino, 1955, pp. XXXI sgg. 20 Vennero pubblicate nel "Lavoro" di Genova nei numeri dell'll, 18, 25 ottobre, 1, 8, 15, 22, 27 novembre, 7, 21 dicembre 1923, 2, 10, e 18 gennaio 1924. 21 GAETANO SALVEMINI, Memorie di un fuoruscito, Milano, 1%0, p. 10. • 22 Non Mollare (1925). Riproduzione fotografica dei numeri usciti con tre saggi storici di GAETANO SALVEMINI, ERNESTORossi, PIEROCALAMANDREI, Firenze, La Nuova Italia, 1955. 23 Idem, p. 16. 24 A Piera Albertini, in LUIGI ALBERTINI, Epistolario, Milano,· 1%8, vol. IV, pp. 1899-1903. XIV BibliotecaGino Bianco

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