Gaetano Salvemini - La politica estera italiana dal 1871 al 1915

Parte terza che preannunciavano sempre imminente la rivoluzione politica; e i socia– listi-anarchici, che garentivano a breve scadenza la rivoluzione sociale; l'I– talia sembrava un paese incapace di vita. ordinata, e condannato a ritor– nare in pezzi sotto il peso della indisciplina interna e delle difficoltà inter– nazionali. In realtà, il rumore delle controversie politiche non arrivava rnolto lontano da quelle poche migliaia di persone, che formavano la classe politica attiva. Il piu diffuso giornale quotidiano, Il Secolo di Milano, fra il 1870 e il 1880, non vendeva che 25.000 copie. 22 La grande massa della popolazione continuava, silenziosa ed apolitica, a lottare penosamente con le difficoltà giornaliere della vita; e preparava, senza saperlo, col suo oscuro lavoro, giorni migliori. 4. I primi albori della Triplice Alleanza Il ministro degli esteri, marchese Emilio Visconti-Venosta, sentiva benis– simo - e come non sentirla? - la necessità di avere sotto mano una combi– nazione diplomatica e militare, su cui appoggiarsi per il caso che i clericali francesi scatenassero una guerra per la questione romana. Non ho da lagnarmi - scriveva al conte Corti, rappresentante d'Italia a Washington 1'8 febbraio 1872 - dei rapporti col governo francese. Ma è naturale che con un partito clericale cosi'.forte come in Francia, con una maggioranza come è quella dell'Assemblea, con una opinione in buona parte tutt'altro che benevola a noi, l'Italia diffidi dell'avve– nire e si tenga sull'avviso. L'Italia non chiede che di essere lasciata tranquilla; non v'è fra noi ostilità per la Francia; v'è piuttosto una inquietudine per l'ostilità della Francia verso di noi. Il governo francese, costretto a molte precauzioni verso il partito clericale potente nell'assemblea, non si crede in grado di prendere verso di noi quell'attitudine fran– ca ed aperta, che sola potrebbe, se non distruggere del tutto, per lo meno diminuire d'as– sai, e attutire le diffidenze e le inquietudini. In questo stato di cose, puoi credere che mi applico a stabilire i migliori rapporti fra l'Italia e la Germania. Mi ci applico con la migliore volontà e sincerità possibile; perché a questi rapporti può associarsi la sicu– rezza futura dell'Italia. Essi sono buonissimi; e non ho, sotto questo riguardo, che ad applaudirmi dello stato delle cose. Bismarck non domandava che di corrispondere a queste tendenze della politica estera italiana. Prima del 1870, mentre macchinava la guerra con la Francia, si era dato ad esasperare i contrasti tra la politica francese e la politica italiana sulla. questione romana, con lo scopo di trascinare l'Italia nella orbita della politica tedesca. Nel tentativo fatto da Garibaldi, nel 22 OrTINO, La stampa periodica, il commercio dei libri e la tipografia in Italia, 38. Nel 1880 la tiratura del "Secolo" era salita a 30 mila (PAPA, Il giornalismo, 266). Sempre nel 1880, venivano dopo il "Secolo" di Milano, il "Popolo Romano" (Roma) con 12.500 copie, il "M~s– saggero" (Roma), il "Pungolo" (Napoli), la "Gazzetta d'Italia" (Firenze), tutti con 12.000 copie: "Il Diritto" (Roma), ne vendeva 4.000, e la "Riforma" (Roma) 2.500 (PAPA! op. cit., 265-266), 154 BibliotecaGino Bianco

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