Gaetano Salvemini - La politica estera italiana dal 1871 al 1915

Prefazione L'8 sett. 1918 - Orlando, Presidente del Consiglio, scrive a Sonnino per chiedere se il desiderio possa essere o no accolto. Il 9 sett. Sonnino risponde: "Nel restituirti l'appunto dell'On. De Viti De Marco che andava unito alla tua di ieri, esprimo il parere che in questo momento non sarebbe utile ed anzi sarebbe dannosa la pubblicazione proposta, per le incresciose polemiche cui darebbe luogo sia nel campo nemico sia in quello degli alleati per opera dei partiti. D'altronde non credo che nessun nuovo argomento verrebbe apportato alla dimostra– zione della leatà assoluta dell'Italia, poiché gli articoli del Trattato della Triplice Alleanza che ne fanno fede sono citati nell'ultimo Libro Verde, e furono anzi pubblicati integral– mente nel 1915." 9 Intanto nel maggio e nel giugno 1918 S. pubblicò nella "Ri'vista delle Nazioni latine" quattro arti'colt' scrupolosamente fondati sulla critica spre– giudicata dello storico, sulla politica estera di Crispi, raccolti poi in volume nell'anno successi·vo. 10 Sono quelli' che figurano nel presente volume da p. 107 a p. 135. Contempo1·aneamente continuava la sua attività politica per dare al– l'Italia quello sperato assetto democrati·co e quella maggiore solt'darietà e cooperazione fra nord e sud, che doveva essere uno dei risultati· della guerra, e altresz per combattere le deviazioni imperi'ahstiche, previste dal Patto di Londra, e l'impresa di' D'Annunzio su Fiume. A questo scopo, con la sua solt'ta instancabi'lità, propugnava una "Lega democratica per il rinnova– mento della vita pubblica italt'ana," che tenne il suo primo Congresso a Firenze (16-19 aprile) e nel quale venne approvato un vasto e completo programma proposto dallo stesso S. Quando poi, nell'autunno del 1919, vennero indette le elezioni generali alla Camera dei deputati, S. si presentò candidato in Puglia in una lista di combattenti, e, questa volta, non essen– dovi state le violenze delle precedenti elezioni, S. riusci il secondo fra gli eletti dell'int~ra provi·ncia. · Ma presto vennero le disillusioni. Anzitutto il gruppo di combattenti eletti deputati, al quale apparteneva S., era diviso fra nazionalisti e rinun– ciatari, coi quali era diffi'cile stabilire un accordo e una lt'nea comune. "Era una tale razza di mascalzoni che sudo freddo a pensare di essermi unito con loro. " 11 Quindi· ben presto si dimise dal gruppo e rimase isolato. E tuttavia pai·tecipò attivamente ai lavori parlamentari e fece vari discorsi sulle questioni piu importanti, dùcorsi ascoltati con molta attenzione, ma senza alcun risultato positivo, e quindi ben presto si rese conto che non vi era molta possi– bilità per lui di "contribuire a quel lavoro di serie riforme, a cui si era pre– pCll·atocon lunghi studi," e perciò si senti profondamente a disagio. Dopo soli u-e mesi si persuase dell'inutilità della sua presenza alla Camera dei deputati. Egli stesso dichi·ara che "non avrebbe potuto fare niente di buono per realt'zzare i·l suo prog~·amma." "I socialisti non gli perdonavano di avere 9 Arch. Min. Esteri, Serie P. 1915-18, Pacco 129. 10 Roma, La Voce, 1919. 11 Memorie e soliloqui, in: Opere, VI, voi. II: Scritti sul Fascismo, Milano, Feltrinelli, 1966, p. 94. XII BibliotecaGino Bianco

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