Gaetano Salvemini - La politica estera italiana dal 1871 al 1915

La politica estera di Francesco Crispi e può ben dirsi pel fatto della sua esistinza. In realtà, le difficoltà, contro cui dobbiamo ora combattere, ci derivano in gran parte dai vincoli, che ci uniscono alla Germania; e se non è pensier nostro pretendere dalla lettera e dallo spirito del trattato di ·alleanza conse– guenze, che a Berlino possono sembrare eccessive, non è men vero, che noi dobbiamo chiederci, ora piu che mai, se ed in qual grado e modo tuteli i nostri interessi un trattato, che ha bensv lo scopo principale di prevenire ed impedire la guerra in Europa, ma che non si dovrebbe veramente poter considerare estraneo a ciò che, in forma piu o meno lar– vata, equivalga ad una guerra mossa fuori di Europa all'una o all'altra delle Potenze al– leate. - A Parigi, le si è detto, si sa benissimo che la Francia non potrebbe attaccare l'Italia senza che la Germania accorra in sua difesa. Ma il fatto certo è che questi attacchi della Francia non sono piu una ipotesi: sono un fatto ormai esistente, che mira, non solo a combattere l'Italia in Africa, ma ad indebolirla in Europa... Indirettamente i due imperi non possono non risentirsi di ciò che tocca la forza dell'Italia, come l'Italia si risentirebbe di ciò che in Europa o fuori d'Europa toccasse alla forza della Germania e dell'Austria-Ungheria. - ... Un trattato di alleanza, sia pure concluso allo scopo d'im– pedire la guerra, perde gran parte del suo valore, quando si dimostra nella pace inetto a tutelare gl'interessi dei contrattanti... Il popolo italiano non è ancora disilluso dell'al– leanza con la Germania; ma chi può assicurare che non lo sarà domani, cosi seguitando le cose?... Non posso, quindi, a meno d'insistere sopra la gravità di uno stato di cose, che si fa per noi sempre meno tollerabile, poiché facendoci subire in una pace formale i danni di una guerra, a cui l'alleanza non provvede, senza gli eventuali vantaggi che in una guerra dichiarata l'alleanza dovrebbe assicurarci, rende incerta e malsicura la base stessa della nostra posizione internazionale. 23 Lo Stilmann - intimo di Crispi - racconta che Crispi notificò a Gu– glielmo II la sua intenzione di denunciare la Triplice prima del maggio 1896, volendo che l'alleanza garentisse meglio gl'interessi italiani in Africa; Guglielmo II, allora, avrebbe fatto sapere a Umberto che Crispi "comin– ciava ad essere importuno, e occorreva sbarazzarsene"; e questa ostilità di Guglielmo "probabilmente" determinò la caduta di Crispi. 24 Ed è assai pro– babile che Crispi pensasse ad ottenere dalla Germania una piu stretta soli– darietà nelle questioni dell'Africa orientale, e che Guglielmo II trovasse im– portuno questo desiderio e se ne sia lamentato a Roma. Nulla però ci consente di ritenere che la caduta di Crispi sia stata provo– cata proprio da pressioni di Guglielmo II presso Umberto. La sconfitta di Adua (1° marzo 1906), e la violenta ostilità anticrispina, che prevalse in Italia, in conseguenza di questa catastrofe inaspettata, spiegano, senza bi– s~gno di altri fattori, la caduta immediata del Ministero, e la fine dell'auto– rità personale del vecchio uomo di Stato. 23 Questioni internazionali, pp. 278-91. 24 STILLMANN, Francesco Crispi, p. 220. BibliotecaGino Bianco 135

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