Carlo Boncompagni di Mombello - Il ministero Rattazzi e il parlamento

5i dai suoi sudditi. Per ottenere l' inlenlo propone siano consacrati i privileg1· dei municipii e delle provincie in 'maniera che si amministrino da sè. L'Imperatore dei Fr<1ncesi è troppo avYeduto per non conoscere che su queste basi è impossib ile a Sl[lbilirsi l'accordo del Pélpa sovrano eli Roma coll 'Italia. Il pontefice capo della chiesa si rinconci lierà un giorno coll'IIaliél , e con la liberlà: lo spero. Se non s:1rà Pio IX sarà uno de'suoi successori. Ma nè il Papél re tli Romél~ nè la curia romana si concilieranno mai 11è con la libertà moderna, nè col nuovo regno che hanno fatto cadere qunllr1 grandezza tcmpor~le di cui sono tenaci, quanto lo siémo del cattolicismo. N<lpoleone III è troppo perspk::1ce per non vedere ciò. Egli sa che, por quante riformP- YO\esse introdurre il Papa, i suoi sudditi nou a~celteranno libel'amente , Nl assicureranuo ancor meno il suo potr.re temporale. Egli sa che in Ita lia un governo che dichi [1rasse di non riguardare Roma come c::~p i tale d'llalia , si troverebbe nelle stesse condizioni che quello del Papa , e non potrebbe reggersi , senza essere spalleggia to dagli stranieri. L'Impera tore che sa tolle queste cose, sente troppo profondamente la dignità di regnante, e d i successore dt-)1 più grand' uomo di questo secolo, per poter trél tlare su basi diverse da que lle che proponera nella sua lettera. Le dichiarazion i ch'esso h<1 fat te m(lnifest(IOO 13 sua ripugnanza a Yeder cadere la potenza ternpora le cl el papa , ma questa ripugna nza debbe por cessare una Yol!a, giacchè egli non ammette u11 potere temporale perpetuamente :1ppoggia!o dalle armi di Francia, c sa che la questione è urgen te a ri solversi.

RkJQdWJsaXNoZXIy MTExMDY2NQ==