Carlo Boncompagni di Mombello - Il ministero Rattazzi e il parlamento

i2 to, poi indietreggiava innanzi alla granùe solennità di un processo che avrebbe empito l' Italia della fama di G::~riba l di. Poi si vole\'ano i tribunali ordinarii, si interrogava la corte di cassazione di Napoli in modo meno consentaneo alla sua i~tituzione , poi que lla di Milano , e non rispondeva. Dopo tante perplessità l' amnistia comparve : ma comparve, senza destare quel sen timen to di soddisfazione e di gratitudine, che sarebbe .;tato universale se non si fossero fra pposti indugi a second::lre la clemenza del Re, l'opinione universale d'Italia a cui i torti di Garibaldi non f::~cevauo dimenticare l'afletto e la gratitudine che gli aveva professato, J' opinione di tutta 1' Europa civile ripugnante alle inc:1rcerazioni ed ai processi che lldnno causa pol itica. Venuta troppo tardi, l'amnistia non parve più l' ispirazione spontanea di una politica ab ile e generos::t , ma una confessione dell'impotenza del governo. Il ministero apriva la relazione al Re che precede al de· creto con queste parole: - « Le cause per cni « il Vostro governo si vide finor cos tretto a con- « sigliarvi di resistere ai generosi impulsi del Vo- • stro animo verso il genera le Garibaldi ed i suoi « complici souo cessati » quali erano state qneste cause? La relazione volle indicarle, e prot:eguiva dicendo: « L' impero delle leggi si va do- (( vunque assodando ». S'intese affermare ~. be l'autorità costituz ionale del governo italiano fosse dappertutto riconosciuta ? quel fatto non era m3i apparso in modo così splendido, come allorqua ndo le provincie d6ll'antico reame di Napoli erano state irremovib ili nella fede al Re , ed alla cos tituzione in presenza di Garibaldi che Java il se-

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