La quistione romana nell'Assemblea francese

NELL' ASSEMBLEA FRANCESE. 39 a pii ecclesiastici che avranno finchè mi basta la vita, un gran titolo alle mie rimembranze. Ma la riconescenza non mi dee mettere agli occhi le traveggole. Io stimo che il luogo degno del prete è l'altare o il capezzai dell'infermo; là egli troverà sempre la gratitudine del popolo, mentre che per tutto altrove non iscontrerà che sentimenti ostili. Che volete, cittadini ? Il popolo apre ogni giorno più gli occl~i : oggimai sa anch'esso un po' d'Evangelio, e quindi ha imparato che il regno del prete non è di questo mondo. ( Bravo! ottimamente! ) La lettera promette agli Stati pontifici il Codice di Napoleone. Io riconosco che in ciò si ebbe torto; e per quanto io non abbia mai messo piede in una scuola di diritto, ho pure sentito a dire che il napolconico differisce dal Codico civile pel divorzio, che veramente non si potrebbe imporre al Pontefìce. (Riso d'approvazione.) Ma quale inconveniente sarebbe in questo, che il nostro Codice civile, che io ho sempre sentito levare a cielo, si applicasse ai popoli italiani? Forsechè è ostacolo l' abolire che esso fa le primogeniture? e che i cadetti, cominciando a rodare dai loro padri, ·non sarebbero plù sospinti a farsi frati? Vi confesso che questa considerazione non mi muove gran fatto. Da ultimo, la lettera promette un governo liberale; ed è questo il punto nel quale il Ministro si è ravvolto in maggiori equivoci. Un governo liberale deve riposar sul principio della sovranità popolare; e ciò è si vero, che voi, signor Barrot, trovandovi tra i capi dell'antico partito liberale, dopo l' espulsione di Carlo X, vi affrettaste di scrivere in cima alla n11ova Carta il principio della sovranità nazionale. Il pcrchè il popolo romano dove avere il diritto di fare le sue leggi, di volare le sue imposte pel

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