La quistione romana nell'Assemblea francese

32 LA QUISTIONE ROMANA M. MATHIEu. Oh quanto sarebbe egli vendicato il mio nobile amico se potesse qui rallegrarsi della condizion deplorabile in che voi avete gettato il nostro paese. (Nuove approvazioni a sinistra; mormorio a diritta.) E che state voi mai a fare in Roma? voi avete recato in mezzo due motivi della vostra spedizione : salvare la libertà; ma oggimai è troppo c!tiaro come voi ]a intendete: il secondo, mantenere la legittima influenza della l"rancia. Ebbene che è divenuta codesta vostra influenza in Italia! Invisi al clero, invisi al popolo, invisi a tutti, voi siete divenuti il zimbello ùell' Europa. A diritta. Oh questo è troppo l M. TASCHEREAu. Il zimbello dell' Europa democratica e sociale l sì dn.vvero! (Si ride.) · M. MATHIEU. Ma io non vorrò ricriminare: ho tocco il passato per prenderne lume alla questione presente. Egli conviene oggimai che questa discussione riesca a qualche cosa di determinato. Egli conviene che l' Assemblea dica una volta al ministero ciò che essa pretende. La spedizione romana, che che se ne sia detto poc' anzi, non dovea riuscire a distruggere quella repubblica. ~vele voi forse dimentiche le formali dichiarazioni del gabinetto, c signatamente di M. Barrot suo presidente ?Vorrete far loro l'ingiuria di dubitare sulla sincerità delle loro parole? È pur grave cosa non tener fede all'Assemblea nazionale; ma più grave ancora è mancar!a a un popolo straniero ! E che diceva mai il generale Oudinot nel suo proclama ai popoli degli Stati pontifici nel metter piede sul loro suolo. Egli loro diceva che il governo francese (e sentite ben questo) non voleYa imporre un governo contrario ai loro voti; il che significa che quei popoli dovcv;;,no restar liberi nella scelta del loro governo. E non-

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