La quistione romana nell'Assemblea francese

NELL' .ASSEMBLEA FRANCESE. 117 M. DE MoNTALEMBERT. Sono invitato a rispondere all'oratore che mi ha preceduto ; e questo è il mio desiderio, il mio diritto e il mio ;dovere; ma al tempo stesso mi si fa osservare che egli è partito e che io non debbo rispondere in sua assenza. Tutta volta egli sarìa ben malagevole il tener dietro a un discorso così passionato , veemente ed esorbitante come quello che avete udito, senza essere necessariamente sospinto, non già a toccare la sua persona, cosa lontanissima dal mio pensiero (inter1·uzioni); ma senza indirizzargli delle interpellazioni, alle quali non pare che io debba perdere il diritto per la sua assenza. PARECCHIE voci a diritta. È troppo giusto ! . Egli dovrebbe esser là al suo posto ! . M. DE MoNTALEMBERT. Io certo non penso che un oratore qualunque, lasciata l'Assemblea ·sotto la impressione delle parole e delle idee per lui recate, abbia la facoltà di allontanarsene senza restare al suo luogo per sentir la risposta. (M ovimenti diversi.) Nel resto siatene voi arbitri, o signori ; ma piacciavi che io compia il mio pensiero, e ~oi giudicherete se esso abbia nulla di ' ingiurioso o di soverchiamente personale. Io diceva pertanto all'onorevole oratore, che un giorno forse andrebbe egli medesimo in Roma, in quella città incomparabile a cercarvi il riposo, la calma, la pace, un dignitoso ritiramento, tutti quei beni insomma che da tanti secoli sono assicurati alla città eterna da quel medesimo governo clericale, cui egli ha insultato testè da questa tribuna. Egli andrà cercarvi forse un giorno propositi presi di accopparlo colle strida. Questo sia detto perchè il lettore ci scusi di averlo fatto assistere ad uno spettacolo sì indecoroso. ·

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