La quistione romana nell'Assemblea francese

110 LA. QUISTIONE UOMANA All' ora che vi parlo un' agitazione profonda ferve in Roma, c se domani i nostri soldati l'abbandonano, domani stesso una nuova rivoluzione scoppierà, oh! quanto più terribile della prima, c converrà cominciar da capo lo stesso giuoco. Vedete pertanto in che strette il governo clericale si è messo coi propri piedi ! E perchè dunque noi non avremo il diritto di intervenir fortemente in un affare che ci riguarda cosi dappresso? Voi scorgete che il mezzo preso dal governo clericale a finire la rivoluzione è inefficace e dannoso. Prendetene dunque un migliore: prendete il solo buono che v' abbia, quello che la opinione e il sentimento nazionale vi consigliano : tocca a voi il vedere se vi sentiate in forza per conservare indefinitamente uno stato d'assedio in terra straniera a vostro carico; tocca a voi il vedere se convenga alla Francia starsene sul Campidoglio e ricevere la consegna dal Pa1'litoPrete. (A sinistra, Benissimo!) Quanto a me, io mi dichiaro : non posso acconciarmi a questa umiliazione pei nostri soldati, a questa ruina per le nostre finanze e a questo avvilimento della nostra politica. (A sinistra. • Bene ! Benissimo ! ) Signori! due sistemi in questo presente tempo se la disputano : quello delle transazioni liberali , che, mettendo termine alla rivoluzione, vi permetterà di sgombrare Roma; l'altro della compressione, che perpetua la rivoluzione, e vi condanna a restarvi. Scegliete! Qual preferite dci due? Un' ultima parola; pensatevi, o signori! la spedizione romana, irreprensibile pel suo principio nel pensiero dell' Assemblea costituente , potrebbe diventare altamente biasimevole per le conseguenze. A dimostrare

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