Gaetano Salvemini - Dal Patto di Londra alla Pace di Roma

- LXII - invocare il diritto di nazionalità a Fiume, e neg,rlo in Dalrnazia; invo.care il docurnento scritto per la Dalmazia, e negarlo per Fiume. Non mai si è avuto nella storia della diplomazia ,europea un ,esen1pio di suicidio così ostinato. •. Insontma, la diplomazia nazionalista e sonniniana, durante la Grande Guerra, ebbe un difetto intrinseco assai più grave eh~ quello di contrastare le « ideologie democratiche )) : fu sopratutto destituita di senso comune in quanto pr,etendeva di lavòrare per il « mero egoismo )) nazionale. Fra tutte l,e.for,me di neu,tralismo e d'interventismo, , che fiorirono durante quegli anni nei cervelli italiani, ognuna aveva la propria logica, partiva da ipqtesi coerenti, si proponeva fini che non contrastavano gli uni con gli altri. l\n!che l'interv;entismo sonniniano sarebbe stato logico e coerente - di una logica .e di una coerenza, ferrea, in1placabile - se si fosse realizzata la aspettazione di una pace rapida1 mente imposta da una Italia, fresca di forze, ad un'Austria vinta. m.a... non troppo, e ad un:a Gerrhania, che per evitare un disastro avesse acconsentito a un ,com1 promesso, rimanendo sempre in f o'rze p~r vender cara la pelle nel discutere i patti della pace. Man,cato que!l sudeiesso fulmineo, decisivo, che avesse im•posto la volontà italiana taf\to all' orgogl'io umiliato di Vienna., quanto alle ambizioni spezzate di Belgrado, - smembratasi l'Austria, - disar111atala Germania, - il programma sonniniano aveva perduto ogni base di ~ealtà, ogni coerenza interiore, ogni capacità di attuazione: avrebbe dovuto essere adattato alle: nuove realtà. Da che mondo è mondo, in nesBiblioteca Gino Bianco

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