Ernesto Mezzabotta - Il 1848

37 ~ta città; e fra tanta confusione, rotti i nervi d'ogni pos· sanza legale, fra il sobbollire delle più torve passioni, questo popolo, ·minacciato nella sua vita, vituperato nella s•:a religione, offeso p~r ogni modo, signor di sè stesso e di Roma, terribile nella collera e manesco, seppe contenersi, mostrarsi ragionevole nel furor suo, da vincere lino la gloria del proprio nome. In quel giorno l'amor j di patria governava Roma. « Di buon mattino, i cittadini trovarono affissi nel gran col~tile del palazzo Fj~no, nel palazzo Chigi, ai santi Apofitoli e in cent0 punti della cattolica ed italiana metropoli alcuni cartelli manoscritti. E lessero con meraviglia che istupidiva; indi, ebbri d'ira, coll'energia suscitata dalla presenza di un gran pericolo, spandeansi gridando per R~ma . .Questi cartelli eran note 1i proscrizione, af· fi sse dal popolo sì bruttamente tradito da' suoi magistrati, dal popolo costituitosi quasi in comitato di salute pubblica per H'egalità necessaria. « I cartelli restarono affissi daH'alba alla sera della me- ' moranda ·giornata: e gran moltitudine affollavasi intorno ad ogni momento per leggerli. Li lessero, rHessero e copiaron_o migliaia di cittadini, che incerti, agitati, fre · menti si succedev~no. « I proscritti erano iutti colpevoli? e tanto colpevoli? Parecchi di certo lo sono; li accusano carte bruciate, sozzate o lacerate al momento dell' arresto, le armi con la menzognera leggenda, il loro affannars 1, il denaro austriaco affluente ne' mercati e in ribalde mani, il proposito di liberare i galeotti, i segni fatti alle po1 te e su per le scale in parecchie case abitate dagli ·uomini più 1levoti al pontefice, le sostanze incendiarte scoperte qua

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