Francesco Domenico Guerrazzi - La torre di Nonza

7ti ' L.1 TUHHE l.ll .'IO;';Z.I fomentate in lui tÌallo nmore che portava sviscenllissimo alla patl'ia. Il degno sacerdote contemplando l'egregio ft·utto della opet·a sua gongolava, ed i suoi labbri si aedsicavano perfino a sall.ellarc a cotale tremolìo, che con un po' di buon volere sat·iasi potuto battezzare sorriso. « Diventato, come succede anche ai modesti , pet' soverchio di prosperità presuntuoso, andava prete Settembre predicando non potergli resistet·e odio pet· vecchio ed incancherito che fosse : alle sue mani tutli dovevano amarsi , tutti avevano a Yoltare la materia rancorosa dell'anima contro i nemici; ci giuocava il messale c lo schioppo. Ora per quanto all'uomo è concesso conoscere , sembra che questa sua presunzione rincrescesse forte al Signore, il quale Yolle fargli toccare col dito, che senza l'aiuto divino gli accorgimenti umani diventano proprio pannicclli caldi al mal del fianco. Di vero, mentre messa la chiave nei cuori di Orsoantò Alessandrini c di Francè Orticoni s' incaponiva a girarcela dentt·o cc la ruppe. Quello che prete Settcmbrino dicesse, c quello che prete Settembrino operasse troppo menerebbe a lungo riferire: bnstivi ch'ci non ne venne a capo, onde il povero uomo scorato si umiliò daYanti a Dio confessnndo la propria imbecillità. << Adesso mo' state a sentire quale il Signot·e trovò cammino a sgamda con coteste anime di leccio. Il generale mercè bando pubblico ot·dinò che tutti i Còrsi senza distinzione, con la mano sopt·a i santi evangeli avessero a giurare dinanzi al parroco di difendere la patria finchè bastasse loro la vita. Nei tempi più prossimi a noi io ho sentito riprendere cotesto partilo COIIIC 'ano , 111 a gli uomini n neo mC'g-lio an bal i,

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