Francesco Domenico Guerrazzi - La torre di Nonza

LA TORRE DI NONZA della formica mentre tuttavia la procella urla in mezzo alle t·occie-, si arrampica di greppo in greppo immemore del pericolo, e cor·re a salvare le piante sudate. « Adesso , l' andazzo o la pietà finta, o il bisogno di sottrarre lo accusato alle suggestioni esterne per esporlo atterrito alle ricerche della ·giustizia inventarono le prigioni e i penitenziari dentro i quali stanno i miset·i cattivi chiusi come Asmodeo il diavolo zoppo nella boccia dello incantatore; però nella mia gioventù pet·- durava il costume di acconsentire ai carcerati, in ispecie se fossero inquisiti soltanto, di mantenere commercio col mondo , ond' eglino di così fatta largezza giovandosi, calavano giù lungo le pareti della prigione attaccate a funicelle certe tasche , perciò che il viandnntc pietoso gettasse dentro quelle la sua elemosina. Gr·an che a me, che vi attesi, parve mai scrnpt·e questo, che mentre il comune degli uomini passava indifferente dinanzi ai paltonieri , i quali con ogni artificio più squisito di spettacolo c di voce si tribolavano ad eccitare la sua misericordia , le tasche dei prigioni desolatamente mute avevano virtù di spt·emere un soccorso dal cuore della stessa avarizia. Ora fa il tuo conto, che le tasche dei cat·cerati sospese alle pareti delle odiose mura si rassomiglino per lo appunto alla coltivazione delle !arnie in molta parte del Capocorso, e la natura anco qui non dissimile agli uomini , vinta da misericordia , feconda generosa la terra, che le chiede la carità, mentre altrove messa sottosopra e capovolta si mostra pittima. Certo prete <li cotesta contt·~da raggoagliandomi intorno alle condizioni della coltura delle lamie m' insegnava come le piante pt·oducessero di due nuaniet·c fi'Utti: una semplice, la quale spedivano a ~fru·­ siglia, c più volcnticl'i a Genova, dove la conciavano

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