O.C. Grossi - La legione Bertet in Grecia

Dopo due ore di marcia, la colonna s'arrestò per il grand-alt. !l coloDnello fece suonare il gran rapporto e comunicò agli ufficiali la disposizione del di~armo da effettuarsi a Menidion. Egli d ichiarò che ci avrebbe resi r esponsabi li dd menomo disordine: intendeva che l 'ordine fosse eseguilo senza discussione, spettando a lui di reclamare al governo ciò a cui i volontari avevano diritto. La pc , izione degli ufficiali, in quel momento, fu difficilissima I volontari, che sapevano per prova come il governo greco mantenesse i suoi impe@'ni, non intend<!vano c.:;nsegnare le a rmi se non nel luogo ove le avevano ricevute: ad Atene. Non intendevano a ltro. Però a poco a poco riescimmo a convincerli , facendo loro osservare che il rifiuto significava sfiducia nel no· st ra comandante, il quale, invece, sino a quel momento non aYeva fatto altro che salvaguardare i nostri interessi. A i\Ienidion :~ armi furono consegnate tutte, meno .:lue o tre fucili che i volontari avevano raccolto sulla via durante la fuga dei soldati greci il giorno 16 maggio. Da Menidion andammo pt>r mare a Vonilza. Quel paese era stato visitato dalla banda c:mdotta dal \"tvoli e la popolazicne ci accolse con diffidenza. Ripartimmo al mattino per Zaverda. Il mare gro>so, non aveva vermesso a Menidion l' imbarco dei cavalli. Il colonnello ed il lenente colonnello, precedettero la colonna in vettura : il dottor Nicolazzi ed io, ammalati , usufruimmo dello stesso mezzo di trasporto. A Zaverda, giungendo, trovammo chiuse case e bot!eghe. Anche li la banda di briganti del Vivoli si era i lustrata con le sue gesta. Il colonnello Bertet, si recò dal •·apitano di !JOrto, il quale gli comunicò un telegramma giunto allora da Atene. In e:sa si informava il nostro comandante che il pirosca fo UPA (lra) era a sua disposizione pel trasporto della legione· a Brindisi. Come rimanesse il Bertet alla lettura del telegramma è !Jcile immagin;,re. Egli dichiarò al capitano di porto che intendeva ritornare con la legione in Atene, giacchè colà erano in devosito gli abiti dei volontari ed anche il loro danaro. Aggiungeva che oltre a lJUesta ragione, altre più gravi gl'imponevano di non ac-

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