O.C. Grossi - La legione Bertet in Grecia

-ti-lscorso che in ascoltavo - si può immaginare - con infinita compiacenza. Il canale illuminalo da grandi lampade elettriche mi fece l'effetto di un gran •alone da ballo dal terso pavimento di cristallo. Micopulo non poteva ristare dall'esprimere la sua ammirazione e gridava incantato : Kalos, Kalos l Alle 2 112 del giorno undici arrivammo a Zaverda. Sulla spiaggia bellissima e sulla banchina d"approdo, un gruppo di camicie rosse. Erano i legionari di Mereu provenienti dgll' Epiro e diretti in Tessaglia per raggiungere la colonna Ricciolti a cui si univano>. Vidi il colonnello Mereu, vestito in borghese, con in testa un gran cappellaccio ed ebbi la fortuna di incont rare due carissimi &miei : Mosca e Cesare Beria. Il colonnello Berte!, intanto si era recato dal sindaco per in iormarsi della via da perco=rere per giungere a Vonitza, essendo noi sprovvisti di carte lopografiche. E qui •·ade in acconcio un'altra osservazione. Lo Stato Maggiore greco mancava delle carte delle regioni in cui si combatteva: quindi impossibilità di emanare ordini pel dislocame:1to delle truppe ed incertezza continua sulle distanze da percorrere e del tempo da impiegarsi nelle marce. Noi non potemmo sapere con precisione quanti chilometri corressero da Zaverda a Vonitza, quantunque fossero località le cui popolazioni erano in continuo contatto tra loro e porti e depositi militari di una certa importanza. lo raggiunsi il colonnello e lo trovai in abboccamen to col deputato De Felice, ere aveva il gr;;.do di capitano nella lei,<ione Mueu. Rividi con piacere l' agitatore siciliano e lo abbra~ciai di vero cuore. Egli si mostro - come tutti - sfiduciato. Aveva passato momenti terribili e li aveva superati solo per la forza del suo carattere. Ci raccontò come la sua legione fosse stata chiamata d' urgenza alla battaglia e che per giungere al posto avevano dovuto marciare sette ore continue sui monti, senza guida, senza carta. Erano giunti nel momento in cui l'esercito greco si ritirava precipitosamente e disordinatamente su Arta ed erano stati travolti dalla corrente fuggiasca. Sman-ita la via, egli ed un manipolo di volontari, errarono tutta la notte per i monti deii'Epiro, sempre sotto il fuoco dei turchi che inseguivano i greci nella ritirata. Ma le forze vennero meno ed essi si erano già rassegnati alla morte, quando poterono finalmente trovare la via di Arta.

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