O.C. Grossi - La legione Bertet in Grecia

- ;,:J - si ùistinsero nell'adempimaltlo ùel loro dovere, noto il sergente maggiore addetto al comando della legione De Lise; il sergen te maggiote armaiuolo Alocci ; il sPrgente l<'ornaciari ; il furiere Bartolini ; il furirre Biestro; il furiere Cappelli di Massa Ma- ~ittima; il sergente Spaziani che io scherzosamt>nle chiamavo il ribelle mentre invece è irnoastato di mide e wcchero ; il ser~ente Boselli, un diaYolarcio dalla barba rossa ed i capelli ricci sempre incvlti; il ser~entc Iathini di Velletri; il ;ergente Angeloni, un volontario veramwte volenteroso : il furiere zap· patore Mantovani. Ciò non vuoi dire che gli altri non meritino lodo>. Ho fatto i nomi di questi, solo perché ebbi campo di ammirare il loro cnntegno in più d'una circostanza di fficile, persuaso però, che se gli altri loro colleghi si fos.;ero trovati nelle stesse co::dizioni, li avrebbero certo imitali. Oegli ufiieiali non parlo. Eravamo affiatati e non solo il mas· simo accordo regnava tra n0i, ma ognuno studiava di non urlare le suscettibilità altrui. Però, tanti ufficial i, tanti tipi. C'era il te· nente colonnello Bottini, tipo dell'ufficmle per cui non esiste altro che il regolamento e che appunto perciò piombava in caserma subito dopo la s·:eglia e ci deliziava con un paio d'ore di teoria sul servizio di sicu1·ezza delle truppe in campagna od a:tro sirr, ile piacevoiP argomento. C'era il maggiore Collalto, attivo - troppo attivo ed assorbente - che, nello s tesso tempo che esple· lava gl'incarichi ricevuti dal colonnello, t rovò il tempo ed il modo di chiedere ed ott€nere qualcosa per sè dal governo greco. C'er a il capitano Farrugp-io, un siciliano elegante, innamorato dei suoi speroni - credo anzi clte si coricasse senza levarseE - · e di un frustino che non abbandonava mai. C'era il te· nente Rey di Villarey, già guardiamarir.a e nominato poscia aiu· tante maggiore in 2•- dal viso sbarhalo, i capelli lunghi ed il profilo chP richiamava alla memor1a quei tipi di vecchi gentiluomini della corte di Carlo Felice. Eppoi il lenente T<lrrisP, dal sorriso mefistofelico; il tenente Cravero, piemontese, bravo figliuolo e gentiluomo a tutta prova; il capitano Calvia, consigliere provinciale di Mcres, che infiorava la più semplice pro· posizione di citazioni cl2osirhe o di propositi violentissimi... per fortuna :natluabili ; il ·tenente Speltoli, vecchio so:dato garibal· dino, truce in tutto, in apparenza, e nello sguardo e nella voce;

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