O.C. Grossi - La legione Bertet in Grecia

-Ill treni gr~ci corrono vertiginosamente e quasi mai si hanno a deplorare mYestimenti, malgrado sulle linee non venga esercitata alcuna vigilanza. In venti minuti fummo trasportati ad Atene. b' qui incomincian le dolenti note. In Italia avevamo seguito con interesse gli avvenirnent i eh€' a ve vano prodotto la rottura tra l;, Grecia e la Turchia e tutte le nostre simpatie - la noslr.t partenza dall ' ltali t era h a dimostrarlo - erano per il popolo greco. l giornali levavano al cielo re Giorgio, il quale ebbe anche l'onore di essere additalo dall 'o:1. lmbriani, in pieno P..rlamenlo, a modello dei Re e certo il Danese dovette sorridere furbescamente, se gli fJ rono riferite le parole del simpatico Heali sta rappresentante di Corato, sapendo di non meritare quegli elogi. Gli stessi giornali, dai loro intelligenti e co1cenziosi corr'spondenti, ricevevano lettere magnificanti l'eroismo di un popolo 1ntcro che in.1anzi al nemico ed all'alta questione di nazionalità, aveva fallo lacere ogni divergenza d'idee e di partiti ed Ha corso in mlssa a ~ombaltere. Noi quindi credevamo di tro~are in Atene soltanto quei militari la cui presenza era necessaria per l'ordine pubblico; quegli uomini che non avrebbero potuto ass~lutamente la,ciare l€' loro occupazioni senza che la Patria in pericolo ne risentisse danno; l' quei giovani maltrattati dalla natura c quindi non al caso di accorrere là dove avrebbero voluto. · Invece... qual disinganno! Atene era popolata, animala, quasi festanh'. Nell 'apatia della loro natura, i gr.,ci forse benedicevano la guerra che forniva loro l'occasion~ di stare per te vie a discutere di qualche cosa e imprimeva un certo moto febbrile alla vita della capitale. lo mi chiesi meravigli~to, &e erano proprio greci quei giovani, forti, aitant i, che ci gua rdava no passare con una certa meraviglia nello sguardo in cui si leggeva la domanda: - i\Ia che strana razza d'individui siete voi che venite a difendere la nost ra terra e la nostra causa. q;,ando noi che siamtt gl' interl'S! ati nulla facciamo per ciò ? Che co~a volete ? Las~ iateci bruciare in pace le nostre cinquanta sigarette quotidiane ; lasciateci sorbire lentamente la nostra do1.zina di tazze di caffè ; l

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