Giuseppe Ferrari - L'Italia dopo il colpo di Stato del 2 dicembre 1851

"'"V~ i)J l' it.npero e ostili alla borghesia: il disastro sarà ventura: e il progresso, interv~rtito, ci darà i condottieri dopo Carlo Quinto. L'ignara malizia dei nemici della rivoluzi9ne travisa la stessa nozione pur semplice della supremazia della riv~luzione, organi~zata in - un popolo signore della civiltà europea. 'La grande iniziativa della rivoluzione viene scambiata colla eieca iniziativa del cotnbattin1e1 nto materiale, qu-indi dicesi • l accordato ad ogni popolo il potere dell'iniziativa europea, quindi opponsi alla Ft,.ancia l'iniziativa di chi prin1o sorge, moldavo o valacco, guerillero o contrabandiere, a propagare la guerra col disordine di u~a sommossa, quindi si giu~ge al risultato di render ragione dei grandi effetti colle piccole cause , e si toglie l'iniziativa ali~ Fr~ncia per darla al caso . ·Quindi Palerino vien detto iniziatore della i·ivoluzione di febbraio, Palermo che nel 48 insorgeva per tnandare a una camera di pari i vescovi è gli archiInandriti; quindi l'agitazione rornana .vien detta iniziatrice di Francia, benehè pontificale, benchè fon - data sul memorandurn dell 851, benchè appena nel t 848 a livello dell'antica occupazione d'Ancona. Quindi opposto il passato al presente, e la supremazia rivendicata per l'Italia definitivamente r idotta a ma- . scherata reazione contro la rivoluzione, sen1pre nuo- , . va, sempre inaspettata, sempre intesa a controsenso . J No, se la Francia non fosse frantesa, insultata, tnaledetta ad ogni passo, se la sua continua pr-ofanazione dell'antica fede non destasse il delirio dei credenti, se i popoli 1ninorenni non fossero stupefatti ad ogni •

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