Gli israeliti italiani nella guerra 1915-1918

8g .. . . sono il ri u]tato di una collettivit8 più o meno numerosa? Ora, quando nella tnassa che combatte ci viene additato un singolo indh~iduo cotne quegl i che ha superato tutti gli altri fr a i qnali sperava, si deve assolut an1ente convenire che egli non solo operò da prode, n1a che si cotnportò in maniera superiore ad ogni amtnirazione. Questo possiamo dire e affermare del soldato ron1a no Gusta\?O Supino. Qualunque elogio a suo riguardo sarebbe inadeguato al suo rnerito. Rgli è n1orto cotnbattendo neJla liberazione di Gorizia. Potè, con la p1assa dei con1n1ilitoni, traversare l'Isonzo sotto una grandine di proiettili nemici, poichè gli a ustriaci avevano concentrato in quel p nnto, per impedirne il passaggio cannoni, fucili e mitragliatrici : gl'italiani, con l'ardore del valore e versando la parte più b ella del loro sangue, pas a rano eguahnent e e succes. iva1nente occuparono la città, la perla del Goriziano. E tanto nel passaggio dell'Isonzo quanto per la liberazjone di Gorizia, il Supino si distinse in modo singola re per arditnento eroico e per coraggio indomito; n1a la fatalità volle colpirlo p roprio quando egli ayeya ragione di gloriarsi di qnell 'azione, poichè fu alle porte di Gorizia che Yenne colpito a n1orte da una palla nemica. l\Iorte da prode. la sua gloria è t anto più fulgida quanto n1odesta era la _ ua posizione nell'esercito. EuGENIO TEDE CHI I J 22 marzo r gr6 nell'o. pedale tnilitare di Piacenza è n1orto il sergente dei bersaglieri F:ugen io 'fede. chi , nativo di Li,rorno. Era ricoverato da qualche te1npo in quell'opsedale perchè colpito da poln1onite mentre si trovaya nella prima linea di combattimento. Era un valoroso soldato, sprezzante dei pericoli, forte nei disagi , pieno di entusiasn1o e di eroisn1o. Lassù, su le balze nevose delle Alpi, do\~e i r.o tri prodi solda ti sono giunti a contendere il possesso alle aquile, poichè mai piede utnano aYeva impresso a tanta altezza la sua orn1a, il ergente Tedeschi con1battè da prode . giacchè quelle balze non furono che forzatanrent e conqui tate, es?endo i nostri soldati pen·enuti fin Jà aggrappando i da sporgenza a sporgenza, sospesi quasi tra cielo e t erra. Colà que. to gioyane eroe oltre le ferite riportate dal p iornbo austriaco, le quali potè subito rimarginare e t ornare al sanguino~o

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