Felice Turotti - Carlo Alberto e Vittorio Emanuele II

-( 78 )- « La sorte della guerra che da prima per~everantc arrise al Yalor sommo della prode nostra armata venutaci contraria per la fatalità di molte prepotenti circostanze ci obbligò ad indietreggiare in faccia al nemico, in questa Il iO~sa però ci stava a cuore la bella metropoli di Lombardia e persuasi di trovarla provvista abbondantemente ci disponemmo a volgere ogni nostra cura alla sua difesa. Tutte le truppe vennero da noi guidate sotto alle sue mura pronte a valorosa resistenza, quando avemmo ad apprendere, che. si difettava colà di denaro, di munizioni da bocca e da guerra mentre le nostre erano state 1n gran parte consumate nella battaglia datisi ivi subito dopO' il nostro arrivo. Concorreva ad aggra·Jè1 re la nostra condizione che il gran parco era stato incam~ ' minato Yerso Piacenza ne poteva farsi retrocedere perchè erano interdette le vie dal nemico. Queste circostanze allora mostrarono quanto nell'urgenza del bisogno, nell'incalzare del pericolo _, fosse necessità suprema il t ercare ogni Yia per salvare Milano e l' armata e risparmiare con inutile eiTusione di sangue, e ciò ottenemmo mediante una convenzione per cui evacuandosi da noi la piazza ci veniva lasciato libero il passo fino al di quà del Ticino e restavano quant'è possibile garantite le sostanze e le vite dei milanesi. Eccovi diletti popoli, perchè l'armata in cui stanno tutte le ' 'ostre aiTezioni fa ritorno fra voi , se un contrario destin0 gli negò il conseguimento dell ' alto suo scopo di sua generosa missione, riedc in ogni modo circondata dal titolo di forte e guerr iera che con tante fatiche e tanto eroismo si aClfuistò pugnando r iede temuta e tale da proteggervi sempre contro ogni attentato nemico. Accoglietela partecipando della fama che si è guadagnata e rondete meno penoso il doloro delle sue avversità col fraterno Yòstro sorriso. Stanno fra le sue tile i principi miei figli , e vi sto io pronti tutti a nuovi sacrifici, a nuove fatiche a spendere la vita per la cara terra nativa. ~ Il re cui si erano presentati Tomaso Spinola, e. Niccolò Federici come deputati della città di Genova, diede la sua parola colla quale assicurava ai popoli le istituzioni di civile libertà, per il che r imasero i popoli se non tranquilli almeno non malcontenti, dacchè a veano raggiunto il gran scopo c-he da tanto tempo agognavano, cioè civili libertà di reggimento. . La stampa era a capegli, La Democraz ia italiana giornale la cui redazione era affidata al professore Berti, giudicava gli avven imenti con diverso avviso di La Marmora che nel subalpino

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