Felice Turotti - Carlo Alberto e Vittorio Emanuele II

-( 72 )- retta egli continuò nel -suo entusiasmo cd il nome di Carlo Albr-rto era a cielo recato, egli regnava in tutti i cuori e tutti per lui avrebbero versato volontieri il sangue, tutti avrebbero data in olocausto la vita. I Torinesi sapevano che nel giorno cinque di novembre il re doveva partire per Genova stabilirono di festeggiarlo in quell' occasione. Grandi appre:,tamenti si fecPro a tal' uopo, di stemmi, di emblemi, di trofei, di bandiere. Il professore Bertoldi scrisse un inno che in ventiquattro ore vestito di note dal maestro nossi suonò sulle labbra di tutti. Il marchese Hoberto d'Azeglio si univa al popolo· e facevasi capo della festa. Spuntava appena il mattino del cinque e già i Torinesi erano schierati sulla piazza Castello in fcstiYi drappelli che per la via di Po stendevansi oltre al ponte dinanzi alla gran madre di Dio. Tutti i balconi erano ornati di tappeti e di stendardi, d'iscrizioni e ghirlande, mentre in prospetto al reale palazzo raccoglievasi la lieta comitiva intuonando il nnovo inno a Carlo Alberto. Le carrozze erano pronte , i cavalli erano insellati, ma il re non compariva. Aleuni tristi della corte aveano Yersato la diffidenza nel concorso, aveano tentato di persuaderlo che in mezzo a quel popolo avrebbe trovato la morte. Nullameno dopo breYe esitazione il re dichiarara di voler partire~ A quelle parole la regina ingannata anch'essa gittasi a' suoi piedi e lo scongiura a rimanere , tutti gli altri fanno lo stesso, tutti vogliono impedire al re di mostrarsi paternamente in mezzo al suo popolo che con mille cnira lo chiama, con ll)ille benedizioni lo a~petta. Ma sono vane a trattenerlo le preci, le esortazioni, le lagrime. Egli esce dal palazzo accompagnato dagli augusti suoi figli e seguitato dàllo stato maggiere, frena il destriero e lentamente si avanza. Il suo passaggio è un tr:ionfo: piovono nembi di fiori, egli ricorda il primo giorno del suo regno da simili appl~usi ed ovazioni inagurato o sentcsi profondamente comrposso. ln tutte le città per cui passò fu festeggiato, Asti, Alessandria, NoYi gareggiano in applausi "erso il principe riformatore; G.e.noYa fim1lmente lo accoglie con ta li e così insoliti trasporti che nel cuore ùel re la do lcezza è vinta dalla meraviglia. L'esempio delle due città principali fu immediatamente seguito da tutto il Piemonte. Non vi fu borgata o paesello che non festeggiasse le riforme e a Carlo Alberto non inneggiasse, e tutti concordavano nel procl<~marlo Principe guerriero e legislatore. Cominciarono a Torino i banchetti cittadini. L'università il clero, la curia, la magistratura, il commercio, l'esercito, il municipio, il popolo, ebbero di volta in volta i loro banchetti, nei quali il nome

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