Felice Turotti - Carlo Alberto e Vittorio Emanuele II

-( 37 )·- i suoi progetti e le sue speranze si dileguarono all' arrivo di Regisdi San Marzano , c di Lisio, e dovette persuadersi che gli estremi fati della riroluzione erano imminenti. Già gli austriaci imposses· sati si erano di Vercelli, Casale e Tortona, cd il generale Della Torre s'avanzava verso la capitale del regno. Hadunatasi la giunta confidò al municipio il governo della capitale sino all'arrivo del vincitore esercito~ e Santa Rosa ed altri con la disperazione inchioùata nel cuore parti vano da Torino per Genova. I cittadini mesti e lagrimosi porgevano i saluti a coloro che esulavano dall a patria molti de' quali caddero spenti nell'esilio, ed ultimo a partire fu Santa Rosa, il suo cuore era lacerato dagli affanni, e riYolse un ultimo sguardo alla città dove lasciava per sempre moglie, figli, amici, congiunti e fJI"lanto rende cara la vita, soavi cure, sublimi illusioni, gloriose memorie. mag-nanime speranze, e con forte animo fece olocausto degli affetti di padre alla Yirtù del eittadino. Egli cadde pugnando pr~r la libertà della Grecia. Da Modena il re spediva severo decreto in cui dichiarava ribelli tutti coloro de' suoi sudditi i quali in qualunque modo osarono insorgere· contro S. M. Vittorio Emanuele o che tentarono d'immutare la forma di governo dopo la di lni abdicazione. Il proelama era da uomo iroso ed offeso, ed il cavalier Pratolongo superava in sererità lo stesso re, che nel 26 d' aprile annunziara che a: A soddisfare la vindice giustizia non bastava l'esecrazione nella quale sono e saranno i colpevoli, ma la stessa giustizia deve chiederne altamente la punizione. » Per dar compimento al suo pensiero istituì Pratolongo tre commissioni, una pei militari, l'altra pci studenti, l' altra per gli impiegati e gli uomini più avversi al reggimento liberale furono nominati membri delle medesime. La più rigorosa e tremenda fu la militare, la quale pose sotto sequestro tutti i beni dei profughi, seguirono le perquisizioni quotidiane e gli arresti. Sebbene quasi tutti coloro che maggior parte a,•evano preso nella rivoluzione si fossero coll'esilio sottratti al pa· tibolo, le carceri nullameno erano stipate d'innocenti e di sospetti le campagne ingombre di fuggittivi, i nascondigli di contumaci. Nelle case la costernazione e lo spavento agitarono madri, spose, figli, che ad ogni momento si vedeano strappare dalle loro braccia il marito, il figlio, il padre, i congiunti per cui una generale mestizia si diffuse per la città, e solitarie n'eran venute le vie come in tempo di desolazione e di moria, imperciochè molti che sicuri avrebbero potuto rimanere in città cercavano le ville per toglierii alla vi::;ta dc' soprusi e non sentire i continui lamenti di coloro che deploravano la prigionia di persone caramente dilette. La delegazione militare per daJ' saggio della sua speditezza ra-

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