Felice Turotti - Carlo Alberto e Vittorio Emanuele II

-(33 )- il malvezzo no3tro di maledire ognora a tutto quanto ci appartiene o troppo su gli altri s' innalzi , che molti accreditarono quelle calunnie peL· gelosia e invidia bassissima che l'Austria di tutti questi errori di tutte queste passioni fece suo pro. A fiancheggiare luminosamente quanto il grande scrittore dice, viene un documento prezioso pubblicato dall'illustre senatore Luigi Cibrario. Scrittore di bella rinomanza che arricchì la storia d' Italia e del Piemonte specialmente, di rari documenti ; questo documento si compone di poche pagine scritte da Carlo Alberto nel t839 nel suo Castello di nacconigi nelle ore in cui sfoga\'a l'animo suo giustamente angosciato. « Ecco: scriveva il magnanimo ~ sono ornai diciotto anni compiuti dopo i successi del 182 i. D'allora in ptli debbo credere che le passioni essendosi calmate la verità avrà potuto emergere dalle calunnie d'ogni maniera che furono ingenerate dall'amor di parte, dagli interessi privati, dalla vanità. delu • sa: io debbo credere che un giudizio secondo lo spirito del Si· gnore sarà succed nto alle opinioni erronee. Se così non è io non cerco a scolparmi, non potrò farlo senza dir male di molti senza porre in rilievo molte debolezze umane. Io manterrò l'attitudine impassibile che ho presa, il mio cuore non contiene il menomo rancore contro nessuna persona al mondo, la mia bocca non pro- · nunzierà mai il menomo biasimo se non costretto dal dorere. Dio voglia ch'io non abbia che encomii da pronunziare di coloro che si scatenarono con maggior violenza contro di me! Benedicendo la mano di Dio in tutti gli avvenimenti della mia vita, ciò che ora scrivo ha unicamente per fine di esporre alcuni fatti mnramente personali. .. Sono stat9 a·~cusato di carbonari smo confe:;so che sarei stato più prudente se avessi tenuto la bocca chiusa su gli avvenimenti che aveano luogo sotto i miei oct~hi, se non avessi biasimato le lettere patenti che si coneedevano, le forme giudiziarie ed ammini~trative che ci reggevano , ma cotesti sentimenti della mia giovinezza sono pur quelli che si sono sempre più con· solidati e appurati nel mio cuore. Fui accusato di cospirazione. A ciò almeno mi avrebbe indotto un sentimento pi•'t nobile e più elevato che non era quello dei carbonari. Confesso che sarei .stato più prudente se nonostante la mia grande giovinezza mi fossi taciuto quando io sentiva pal'lare di guerra della brama di dilatare gli Stati del re, di contribuire all 'indipendenza d'Italia, d'ot· tenere al prezzo del nostro sangue una forza ed un'estensione di territorio che potesse consolidare la felicità della patria; ma questi impeti dell' anima di un giovin.e soldato non possono ancora essere rinnegati da mie.i capegli grigi. Certo in que~ti momenti io non vorre~ niun fatto contrario alle massime della nostra santa religione, ma io lo sento, fino all'ultimo mio sospiro il mio. cuare valpHerà a,l po,me d,i patria e d' indipendenza dallo straniero.

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