Felice Turotti - Carlo Alberto e Vittorio Emanuele II

-( 32 )- davano volonterosi la loro vita per la causa d'Italia. Ma ch13 eraoo queste poche falan g·i a petto dell' esercito stanziat e dello stesso Piemonte fiancheggiato dall' Austriaco? Chi volesse conoscere minutamente la situazione del Piemonte in quell'epoca legga la storia dei Rivolgimenti Italiani del celebre Gualterio, e ~i persuaderà facilmente di quanto noi asseriamo. Dice il citato storico Carlo Felice da Modena scriveva lettera al Principe reggente nella quale gli comandava di adunare a Novara le truppe, recossi colà in persona a mettere il comando nelle mani del generale della Torre investito già. da pieni poteri attendendo dal medesi mo gli ordini p~r quanto riguardava la sua persona. 'l'erminava così c Vedrò dalla prontezza dèlla vostra ubbidienza se siete tuttavia principe della Casa di Savoia o se avete cessato dell 'esser tale. » Letta la volontà. di re Carlo Felice egli non pose tempo in mezzo a risolvere. Non poteva .altro che sottomettersi pienamente, poichè non si trattava di abbandonare la casualità d' una coro r:~a, ma di consegnare la successione del trono di Savoia a Casa d'Austria. Chi acclJ serà in questa determinazione l'ambizione pe-rsonale del principe di Carignano non comprende o non considera gli interessi italici. Egli adunque ritirandosi oltre all'essere coerente a se medesimo, e seguire quella linea sopra cui erasi tenuto fino dal primo momento che gli fu data l'autorità cioè la più scrupolosa legalità ed abnegazione, tutelò i supremi e vitali interessi della sua patria, i quali erano in lui identificati , sembrando appunto in esso personitìcato l' italico de:;tino Carlo Alberto vedeva. la sua stella~ nè fra le tempeste la perdeva mai di mira. Questo rispondo <\ co loro che chiamarono tradimento la sua ubbidienza a re Carlo Felice ed il suo ritiro. La serie dci fatti continua il citato scrittore da me narrati che sono della più scrupolosa esatezza, basta per se sota a giustilìcarlo : e pure non fu mai abbastanza eloquente per far tacere le accuse dettate dalla passione propalate dalla malignità e credute dall ' ignoranza. I sagrifizii più grandi non dovevano neppur essi bastare ad imporre silenzio, a placare gli . animi sdegnati dei concittadini suoi, egli doveva dalla provv idenr.a invocare il martirio. Nei momenti più angosciosi del sublime suo dolore se ne richiamava alla ::;toria; questa nella gelida tomba che si chiude nella basilica di Superga b~gnata dal pianto d'un intero popolo interroga altamente se ancora v'ha in Italia una voce che osi maledire a quel nome, se alcuno ancora vi sia che lo dica traditore. La storia seeverando le accuse e scrutan<lo il cuore degli accusatori dirà, che la sventura traviò ed ingannò molti ai quali il tempo ed i fatti recarono consiglio e disinganno, che molti ripetevano quelle voci per

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