Felice Turotti - Carlo Alberto e Vittorio Emanuele II

-( i20 )- giero comandato dal colonello Masi, occupava le mura di porta Cavalleggieri, Vaticano, e porta Angelica, la terza brigata coman· data dal colonello Savini composta dal primo e dal secondo reggimento di drçtgone a cavallo formava la riserva in piazza Navona. La quarta brigata composta del primo e secondo reggimento di linea comandata dal colonello Galletti era in riserva alla Chiesa Nuova e piazza Cc ar ini con tutti i cannoni di campagna che non erano in posizione. Il generale Giuseppe Galletti comandante dei carabinieri, il maggiore Manara col battaglione lombardo, formando de' corpi staccati , si tenev:mo pronti ad accorrere ove il bisogno esigesse. Ogni cosa concorre va a far ritenere che i francesi in numero meglio di 10,000 fanti ed otto squadroni di ca· valli e con sedici cannoni di campo divi si in due colonne intendessero àirigere simultaneamente un doppio attacco a porta Ca~ Yaleggeri e porta Angelica. Infatti verso le ore i i del 30 aprile procedendo per villa Pamfili vi occuparono due case, donde incominciarono micidialissimo fuoco di moschetti o d'artiglieria. Il gran Garibaldi si mosse ad investirli di fi anco da porta San Pancrazio con tutti i suoi e col battaglione universitario e qui s' impegnò accannito combattimento in cui gli italiani di edero luminose prove di straordinario valore. Ostinati resisterono i francesi favoriti dal nur11ero imperciocchè di gran lunga superavano gli italiani e dalle artiglierie che tiravano a scaglia, ma caricati alla baionetta dagli italiani dovettero darsi a precipitosa ritirata lasciando sul campo gran numero di morti e feriti nonchè trecento prigionieri. Mentre da questo lato Garibaldi co' suoi prodi fugava i francesi , Masi culla sua brigata e la civica mobilizzata e carabinieri r<lggiungevano dalla parte del Vaticano fino a santa Marta i Fran c0~ i che dopo fuoco mi cid ial e dell'artiglieria avean dati due furiosi assalti. In tutti questi punti gli italiani sostennero con mi· rabi le fermezza e sangue fr~ddo l'urto de' francesi e combattendo col valore di vecchi soldati_ gli obbligarono a precipitosa ritirata i quali circa wstarono che a castel di Guido. Qnesto fatto d'arme che durò più di sette ore continue costò ai franeesi 1600 uomini fra morti e feriti e prigionieri, ed ai romani 80 morti e duecento feriti. Il popolo ebbro di gioja pel riportato trionfo de' suoi accorreva in folla fuori delle mura, e ben lungi dall'abbandonarsi a pazzo tripudio raccoglieva caritatevole i feriti francesi come fossero suoi fratelli e si viddero donne di cospieuo lignaggio a quelle del popolo commiste gareggiare in cure pietose. Mentre i francesi investivano Boma, a Terracina erano sbarcate molte milizie napoletane per invadere il territorio della repubblica ed i pmsidj di Frusinone e di Velletri composti di poche centinaia armati di fucile di guardie civiche .per l'interna sicurezza

RkJQdWJsaXNoZXIy MTExMDY2NQ==