Felice Turotti - Carlo Alberto e Vittorio Emanuele II

-(tU)- come quello dell'esistenza, e si costituisce colpevole di lesa na• tura chi vuoi contendere a' popoli questo fine pel quale furono dall' Ente Supremo creati. Nè le più astruse dottrine de' teologi, nè le più raffinate loro sottigliezze potranno distruggere quanto diciamo. Fu contesa la nazionalità ai popoli d'Italia dall 'arbitrio della forza, ma se la forza definisce il litigio non può per questo distruggere i diritri. Invano fu questa Italia frastagliata da Napo· leone il grande, indarno dal congresso di Vienna venne sbranata in principati eunuchi imperciocchè o palese o secreta esistette ~empre lotta fra gli italiani ed il dispotismo che voleva colla man· naja c coll a galera strozzare per fino il sospiro verso l' indipen· denza. Dopo che per Roma fu corsa la notizia dell'enciclica del papa il popolo radunato in folla si recò sul corso e furono staccati i cappelli da cardinale che i capellai pongono in vista sull'ingresso delle loro botteghe, ed infi lzatili su pali ed accese fiaccole li por· tarono in processione cantando le preghiere dei funerali e giunti a Ponte Si sto li cacciarono in Tevere facendo loro le esequie. Non era quest'atto la più solenne protesta del popc•lo romano? Di quel popolo che l~ diplomazia cercò sempre conculcare dietro le insinuazioni della chieresia che mendacemente continuava ad· asserire che i popoli delle Romagne sono ben lieti di vivere sotto il santo padre? Non è a dirsi come pret i e cardinali s'affannassero per tergiversare la costi tuente e porre in discredi to il governo di Boma. Il cardinale Baluffi scriveva al magistrato di Imola nei sensi se· guenti « quantunque debba essere già noto a V. S. lll. la prote·. sta del santo padre datata di Gaeta sotto il primo giorno del corrente nondimeno per obbedienza ad un espresso comando di sua santita, debbo parteciparle che l-1 santità sua con l'atto summentovato, strettamente proibisce ad ognuno di qualunque ceto e cond izione egli sia di prendere alcuna parte nelle riunioni per le nomine degli indiYidui da inviarsi alla costituente romana, ricordando a tutti che incorreranno sul momento nella censura comminata dalla chi esa ed in ispecie nella scomunica maggiorb nella quale dichiara essere già. incorsi tutti coloro che hanno dato opera all a costituente medesima e ad ogni altro atto contrario alla pontificia sovranità. >> Ma in onta a tutte queste prclat izie meno il popolo si radunava nelle provincie ed offriva al governo la sua cooperazione per di· fendere la libertà ovunque fosse minacciata. Anche in Ravenna nacquero conte5e col prolegato. Questi dovev~ eseguire le operazioni elettorali per la costituente romana, ed m conseguenza nominare una commissione che surrogasse la

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