Il ritiro delle truppe dall'Africa - Andrea Costa

) Fu il popolo questa volta che ammonì il Governo. E l' ammo– nizione diceva < Non calcate troppo la mano su chi non la pensa come voi; non nieUete fuori della legge i partiti a voi avversi; non confondete un'associazione di galantuomini, mnsari visionari, con un'associazione di mnlfatt.ori, non calunniate, non peneguitate; se no, guai! » La vigilia <lclle elezioni il Costa ebbe bisogno del per– messo della Questura per recarsi da Imola a Forll a parlare ai suoi elettori; il dom:.ni era invi,llabile. Venute a Roma, e dichiarato pubblicamente che giurava solo perchè esimersene non poteYa, prese parte ai lavori della Camera e die<le prova <li serietà e di ragionevolezza. Chi da lui si aRpet– tn.a frasi rettoriche, tirate politiche, furie tribunizie, escandescenze, sc:mdali, rimase deluso. Il socialismo di Andrea Costa seppe, quasi sempre, contenersi nei limiti del regolamento della Cmnera, pur non modificandosi, pur non perdendo niente del suo spirito rivolu– zionario. Parlò il Costa. nelle occasioni del ~iuramento politico, tlelle convenzioni ferroviarie, delle !e 6 gi sociali, della politica e– stera, e in altre minori; svolse interro 6 azioni e interpellanze; e la correttezza del suo dire spigliato, colorito, sobrio, gli cattivò l'at– tenzione della Camera. - Tutto questo ci dica quanto in Andrea Cesta sia fermo il carattere e salda la fibra. Del cuore di lui ci parli la splendidissima pa1ina del suo JlC· correre, tra i primi, ad assistere i colerosi a Napoli nel triste anno pass:ito. Egli corse a Napoli allorquando il morbo terribile più in– furiava. più nei campi della vita mieteva; e senza monare dell'atto eroico veruno scalpore. Questo ci parli, oltre che del cuore di An– drea. Costa, del corag 6 io suo, iuquantochè i laszeretti di Napoli, nella. estate del 1884, non erano men pericolosi e men tragici di un campo di battaglia.. Dello ingegno del Costa ci fanno fede i discorsi che egli tenne alla Camen e gli scritti politici che pubblicò nei giornali di parte sua. Sì; ma quei discorsi, ma quegli scritti non possono darci dello ingegno di lui che una idea inesa.tta ed incomplota, imperocch6 questo ingegno è, più che altro, letterario. Il Costa, dotto nelle lingue, francese, teàesca, russa, le quali imparò da sè n~lle carceri, conosce quelle lett1.irnture nmpiamente, ne intende le finllzze e ne gustn. i pregi più riposti, e, se avviene che ne parli, lo fa con acume di critico e gusto di artista. Di nostra letteratura é poi conoscitore

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