Umberto Morra - Il messaggio di Piero Gobetti

Dopo tanti anni dalla morte di Piero Gobetti, e senza che in tutti questi anni, per ragioni ovvie, si sia potuto valutare, discutere, riagitare il suo pensiero (questo, almeno per un ventennio, dal 1926 al 1945), se oggi ci rimettiamo a contatto con lui, con quanto cioè di lui ci resta nelle sue opere, che cosa ne trarremo di utile e di nuovo ? Quale eco esso suscita nel nostro spirito di suoi compagni e di veterani del suo tempo ? O, meglio ancora, in che modo riteniamo che esso possa presentarsi ai più giovani ? Che cosa può dire a coloro per i quali esso non si accompagna ai ricordi, non si integra con una propria esperienza, ma deve bastare in sè e per sè, a illustrazione e spiegazione di un momento mal noto o addirittura ignoto ? Subito dopo la liberazione (e, si potrebbe dire, g1a nei giorni illusi e ansiosi che seguirono il 25 luglio), nella ricerca di motivi e di ragioni per tanto tempo dovute tacere, per una somiglianza non delle circostanze ma semplicemente del clima non più dittatoriale, il pensiero di Gobetti e l'esperienza di allora ci si sono ripresentati senza aver perso nulla della loro forza e ci· è sembrato anzi che i fatti successi in quegli anni muti e l'ultimo disastro e il modo come il nostro paese ne usciva li avessero convalidati. Poi, segnatamente per la meritoria opera editoriale di Giulio Einaudi, il meglio degli scritti di Piero Gobetti fu ristampato. Ci ha deluso un poco, e forse ci ha sorpreso, che le ristampe (per moltissimi si trattava di testi ·nuovi, ché si erano stampati anche articoli non mai prima estratti dalla collezione di Rivoluzione Liberale e i vo:. lumi delle edizioni gobettiane erano di difficile consultazione) non sollevassero nè consensi nè polemiche. Non per questo bibliotecaginobianco

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