Emidio Zoli - Sul commercio de' grani nello Stato pontificio

DIALOGO I. Parroco c Popolano Pop. Per quanto Ella mi abbia detto Signor P arroco, le confesso apertamente che io non so comprendere come noi dobbiamo pagare il grano un sol bajocco di più percllè altri ce lo vengono a portar via: noi che fatichiamo tanto per lavorare i terreni el1e lo producono, e che ne abbiamo cosi abbondante quantità. Parr. La ragione è semplicissima fi gliuol mio. Figuratevi i magazzini dei nostri ricchi pieni di frumento, e grano turco : figuratevi che non ne dessimo agli altri po~ poli fuori del nostro Stato che ce lo richiedono. - E certo che il prezzo diminuirebbe sensibilmente perchè quelli che hanno il grano vorrebbero venderlo tollo, e d' altra parte soddisfatti i Hisogni del mangiare, nessuno saprebbe el1e farsi di una materia che non trova consumatori. Gli è come se voi esibiste la vostra opera e nessuno avesse lavoro da dare: in questo caso o ••oi stareste senza Ia,•oro, oppure dovreste la••orare ad assai basso prezzo. Nè solo ciò: è certo ancora che ,·estercbbe nei magazzeni una grande quantità di cercali che, 11on trovando compratori, rimarrebbe per l'anno che viene. Ogni anno si farebbero grandi a•·anzi , e così proseguendo, questa preziosa denata non sarebbe più una ricchezza per noi, ma un inutile ingombro che bisognerebbe cacciare in mare per pasto dei pesci. P op. Jo non veggo che ciò sia un male : ,·eggo an•i che

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