Emidio Zoli - Sul commercio de' grani nello Stato pontificio

23 zioue che l' hanno pochi .l\larta mia.- O!t! hanno busialo. 11farl. È il padrone, lo conosco al colpo... scu.ate se pren - do il lume per far presto c vi lascio al buio... Ehi! di quella cosa.... si lenzio. Pop. Servite,•i... non teme te, Parr. Oh mastro Cecco siete qui! se lo sapc•a avr~i studiato il passo... ma essendo il sabbato vi credeva al la,•oro. P op. Ci fosse pure da star su la sera Signor Parroco! ma ce n'è troppo se si l a~·m·a il ,:; iomo... Ho azwrdato alle volte a f.1re qualche pezzo di l"'•oro per conto mio; ma chi l' ha comprato? nessuno. Parr. Ebbene, quel momento che non aYete da fare, lavorate un paio di scarpe per me - saranno b uone per l' imerno cl• e viene. Non bisogna perdersi di coraggio. Bisogna sperare nella provvidenza. Pop. Non c'è dubbio. Eh se ci fosso chi le comprasse ne ferei di quelle poche! Ecco il male: la mancanza dei compratori! Come "''ere coraggio quando il lavoro rimane li? Parr. Secondo voi dunque il più g •·ande degl ' incoraggiamenti sarebbe l 'abbondanza dci compratori cioè a dire dei consumatori? Pop. Senz' altro. Parr. Cosi s i potrà dire, che la quantitil dci consumatori , ossia dei compratori, incoraggiando i produttor i è causa della produzione. Pop. Sicuramente. Parr. All' incontro: restt·ingen lo il numrw ùi quelli che consumano, si scorraggis:ono quelli cl !C producono, e la produzione viene meno. Pop. Va ad incanto. Parr. Questa regola , che voi avete benissimo comprcsa , pare che non si conosca da quelli che pad auo del gra-

RkJQdWJsaXNoZXIy MTExMDY2NQ==