Romolo Murri - La Chiesa e il collettivismo (contraddittorio Murri-Bertelli)

- 26 - nella questione della dissoluzionedella società presente, della quale ha parlato il nostro egregio contradittore. E~li ha detto che i nostri principii (sono parole testuali) conduconoalla dissoluzionedella societàpresente, alla rivoluzione. Ebbene, è verò: tutti e due questi capi d' accusa che egli ha fatto, io li accetto pienamente. I principi nostri con· duconoalla dissoluzionedella società presente, i nostri principii conduconoalla rivoluzione.Ma badiamo, tutte le ,·olte che apostoli di una nuova civiltà hanno predicato una nuova dottrina hanno sempre dovuto cominciarecol dissolverela società nella quale la nuova dottrina hanno predkata. Il primo, ed è un maestro del quale non ignora le gesta l'egregio contradittore, è Gesh Cristo, il quale dovè cominciarecoldissolvere la società dei gentili, la società dei pagani, per poter gettare le basi della societàcattolica. Il primo fu GeshCristo, o lo dirò ancora più in qua, che disse: Portate qua i denari ricavati dalla venditadei vostri poderi; metteteli ai piedi dogi apostoli; noi dobbiamodistruggere quella che è società dei gentili, quella che è sociP.tàpagana: il regno dei cieli non è questo, bisogna invertire le parti. Quando la societàborghese volle prendere il suo posto nella storia dei secoli dovette cominciare dal distruggerela societàfeudale. Ora, noi socialisti, se vogliamoaddivenire alla società collettiva è naturale che dobbiamosovvertire la società borghese,ammenochènon fosse possibile far vivereinsiemodùe s9cietà,fare una specie di due colonieCecilie in grande! Da una parte il collet.tivismo,da una parte la borghesia, realizzazioneimpossibile.Se noi erodiamo (e lo crediamo in buona fede) utile all'umanità la società collettiva,bisognache cominciamoa distruggerela società borghese, per arrivare alla sua dissoluzione,e ci arriveremo col mezzodella i·ivoluzione: Ma, ec.cocia, d un ma, che è molto importante di dilucidare. Ma l'egregio contradittore che ha parlato sì bene di rivoluzione,ha dimenticato che, di rivoluzioni ce ne sono due: vi è la rivoluzioneviolentae la rivoluzione non violenta, perchè rivoluzione,per me, vuol dire il cambiare interamente di forma ad una data società, e questo può farsi colla violenzao senza violenza.Per noi rivoluzione indica rivoluzionarequalchecosa, rivoluzionarevuol dire cambiare. Si può dire, per esempio,che la propaganda cristiana di 2000 anni fa rivoluzionòla società gentile e pagana, si può dire che Dante Alighieri rivoluzionòla lingua italiana; Biblioteca Gino Bianco

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