proposta di alcuni cooperatori, di coUaborare, cioè, colle « altre forze~- Questa proposta fu da più parti accolta con favore e venne conivocata in Manch·ester una conferenza alla quale intervennero rappresentanti dèUa Confederazione, delle organizzazioni operaie e del Partito del Lavoro. In questo convegno venne proposto un ordine del giorno col quale si impegnavano le organizzazion,i, a investire parte dei loro fondi nel movimento cooperativo e si tracciavano le linee per un'azione in comune. Senonchè, al susseguente Congresso cooperativo scoppi,arono i dissensi circa i rapporti col Partito del Lavoro, e una commissione mista, nominata per studiare i modi di attuazione di un'azione coordinata senza intaccare il vecchio principio dell'assoluta neutralità in materia politica, non approdò al alcunchè di positivo. Ciò di cui oggi abbisogna il movimento è l'adattamento dei suoi organi allo sviluppo moderno, la crea. zione di un giornale popolare a grande diffusione, la creazione di nuove Unioni di consumo distrettuali-, la propaganda in mezzo agli operai più poveri e non qualificati, un più stretto accordo colle organizzazioni di mestiere. Questo accordo deve essere tanto più facile a trovarsi in quanto che, generalmente pa·rlando, le condizioni di lavoro dei lavoratori addetti alle aziende delle Cooperative di consumo sono migliori di quelle delle altre aziende private. Si sono, è vero, avuti tratto tratto degli scioperi, come quelli .dei commessi-venditori di Lincoln e dei calzolai dello stabilimento di Leicester, appartenente alla Wholesale S ociety inglese; ma in molte località gli operai delle Cooperative hanno salari superiori a quelli in uso in altri stabilimenti -privati, e le operaie cucitrici ha:nno ottenuto la fissazione di· un minimo di salario. Nell'ultimo Congres$o è risultato che più di 2500 cuci.trici hanno conquistato il minimo di salario. Le lorr condizioni sono assai migliori di quelle delle altre lavòranti non organizzate.
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