Leone Gurekian - L'Armenia nell'anima italiana

28 Egli incomincia collo spiegare le ragioni che fanno volgere tutti i popoli oppressi, con 'particolare affetto, con particolare preferenza all'Italia, esperta dai lunghi esilì, dai cupi servaggi per comprendere e condividere le loro sofferenze : « perchè. ogni Italicvno ha iiel suo cuore due cittadinanze; lei propria, di ciii è altero ; la cittadincmzci idecile degli oppressi che è il nostro glorioso patimento ». Posto un simile, un sì santo principio di compatimento alle pene dei suoi simili, di più affetti distinti in uno stesso essere, l'eminente patrono delle nazionalità oppresse incomincia., da vero « A1·11ienianoideale », la difesa della causa armena. « Gli Armeni, una delle stirpi più colte, più operose, più intelligenti, colpiti da inenarabili strazi, furono divisi, smembrali fra tetre dominazioni: la turca, la russa e la persiana. La turca aveva per esecutori e per ·sicari i barbari più crudeli cbe essa alimenti: i curdi. « Quando agli esorcli dell'ultima guerra i turchi inviarono i loro emissari al Congresso nazionale degli Armeni ad Erzerum promettendo ad essi l'autonomia se avessero fatto causa comune col Sultano, aiutandolo a conquistare il Caucaso, gli Armeni dichiararono impossibile, mostruoso questo connubio e senza esi• tazione abbracciarono la causa dei redentori, la causa degli alleati. « La Turchia con la complicità della Germania - ormai la cosa è provala e storica - lanciò contro un popolo inerme i Curdi animati dai fanatici musulmani. E se ne ebbe quella ecatombe di 700 mila vittime chiedente vendetta a Dio, tante volte profanalo dalle invocazioni teutoniche, austriache e turche. Se il Dio della pietà suprema di fronte a questi eccidi senza limiti e senza nome, effetti della massima malvagità, non divenisse, come lo ba qualche volta invocato la Bibbia « il Dio delle ve~dette », scemerebbero i suoi adoratori ! « Signori ! Quando la Turchia entrò in guerra mandò al suo nuovo alleato Francesco Giuseppe un telegramma nel quale , i due despoti egualmente invocarono lo stesso Iddio. Che cosa avrà detto lo spirito immortale di Giovanni Sobiewski quando udi nel Cielo invocalo, lo stesso Icldio in osceni abbracciamenti turco-au81b iotecaGinoBiarico

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