Volontà - anno XX - n.12 - dicembre 1967

ve; alla fine un mozzo avvista la ter– ra dalla cima dell'albero maestro; essi sbarcano per predare e mettere a sacco; trovano un popolo inerme, sono accolti con gentilezza: danno al paese 1111 nuovo nome, ne prendono fo~rna!e possesso in nome del loro re; metton su una tavola tarlata o una pietra in memoria del fallo; as– sassinano due o tre dozzine di indi– geni_ ne portano via a forza un paio come campione, tornando in patria e sono perdonati. Di qui ha inizio un nuo,·o dominio per dirit.to divino. Si mandano navi alla prima occasione; gli abitanti sono scacciati e stermina– ti; i loro capi messi alla tortura per– chè rh·e!ino i propri tesori; si autoriz– za ogni efferatezza, ogni lussuria, la terra fuma del sangue degli abitanli; e tale ignobile branco di beccai, ado– perati per una così pia spedizione, costituisce una colonia moderna man– data a convertire e civilizzare un popolo barbaro ed idolatra>>. Frn queste righe si può leggere anche la « scoperta dell'America». Questi i ]incarnenti essenziali della satira di cui il genio di J. Swift ha fatto clono all'umanità: satira dalla quale non traspare mai alcun cenno emot i,·o. ma che sotto la sua glacia– le freddezza cela una tempesta d'in– dignazione. « Brucia dentro» dirà di iui C. Prezzolini nella prefazione ai Ub, Ili ( Lanciano. 1919 - pag. 15) - Non crediamo perciò. come molli pensano. che egli godesse dei suoi molli cli spirito, se pure rappresen– tavano per lui qualche cosa di irre– sistibile. Solo da una profonda sof– ferenza potevano scaturire le sue a– mari~sime pagine, preziose ancora oggi e sempre giacchè risvegliano lo spirito C'ritico, qualità d1e non è cer- to molto diffusa nella umana società. « Saper vedere» sembra la co.sa pili ovvia, ed è invece frullo cli intelli– gente educazione, di costante fatica intesa a dissolvere i veli con i quali il mito avvolge la realtà, e a liberare la mente dalla costrizione del costu– me e del conformismo. Così non pos– siamo neppure condividere il giudi– zio che J. Swift diede del suo ca– polavoro: « tulta l'architettura del li– bro è fondata suHa misantropia ». Se «misantropo» fosse realmente stato, il disgusto delle umane vicen– de \'avrebbe indotto a ritirarsi io se stesso e a pensare ai fatti suoi, senza pili curarsi cli nulla. Le sconsolate parole che precedono la narrazione delle avventure cli Culliver; « gli yahu sono una specie di animali as– solutamente incapaci di emendarsi mediante precetti ed esempi 11 non misantropia rivelano. bensì una co– cente delusione. Tuttavia l'intrepido combattente non abbandonò la bat– taglia e continuò a colpire duramente. a ferire a sangue. non per odio. come si volle affermare da taluni. i quali 11011 tengono presente che uno scrit– tore satirico non può certo essere nè indulgente, nè misericordioso, ma per ammaestrare. per correggere, per insegnare. li ~enso della sua vita è invece per– feuamente espresso dal suo epitaffio che egli stesso. conscio della sua fine compose per sè: « I-lic depositum est corpus }011a– tlum Swift. uhi sa1,oa ind.ignat,io 11/– terius lacerare 11eq11il. Ahi viat.or, et imitare, si poteris. strenuum. pro ci– vili libertate vindicem ». EMILIA RENSJ 713

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