Volontà - anno XX - n.8-9 - agosto-settembre 1967

quali avrebbero voglia di illudersi: la chiesa cattolica cerca ora l'unione delle varie chiese cristiane, ha operato una specie cli conciliazione conce– dendo il perdono agli ebrei (senza accorgersi. naturalmente, cli aver invece bisogno proprio lei cli esser perdonala per le persecuzioni del passato!), offre il colloquio anche ai non cristiani, si accosta perfino agli atei. Tutto bene, ma non dimentichiamo i « motivi di prudenza» e le « necessità con– tingenti», che so110alla base del suo comportamento. E' sempre necessa– rio non perder di vista la scaturigine dei fatti: allrimenti si rischia di ca– dere in illusioni che danno luogo ad equivoci penosi. Nel mondo alluale, in questo momento, la chiesa non ha la possibilità di adoperare la violenza materiale (cioè la spada), sebbene di persecuzioni più ... raffinate faccia ancora uso: perciò si rassegna alla prudenza, e alle necessità contingenti che la consigliano, cercando i contatti con tutti con le buone, in attesa che la situazione muti a suo favore. Continuiamo infatti a leggere le pagine dell'Enciclopedia Cattolica: « donde si deduce che la tolleranza non obbedisce ad un criterio. univoco, ma questo viene di volla in volta dedollo dalle obiettive co11diz.ionidella società cui deoe essere ap– plicato». Ne consegue che, peggiorando le condizioni della società, per un eventuale strapotere della chiesa, non essendo pili opportuna la prudenza, cadrebbe la necessità della tolleranza e tornerebbero in auge quelle per– secuzioni, delle quali, in conclusione, si proclama il diritto, quando si af– ferma che la tolleranza è sollanto una « soluzione pratica e prudenziale», scaturita dalla necessiti « cli adeguare il principio con le possibilità di ap– plicazione offerte dalla vita concreta». Ma quando la « vita concreta» of– frisse altre « possibilità cli applicazione»? Chiunque è sollecito delle umane vicende non può far a meno di 1>0rsi tale problema. Tanto più che la citala Enciclopedia si direbbe cerchi quasi di scusare la tolleranza che viene considerata una specie di colpa, in quanto si tratta di un male minore, ma pur sempre un male: « la ìiceità di un siffatto com– promesso tra i principi e la realtà veniva fondata dagli antichi scrittori sulla prudenza». Così si cerca cli rassicurare chi non giudicasse lecita la tolle– ranza! Fuori dall'esigenza delle contingenze umane la tolleranza « deve ce– dere il posto all'intransigenza. Il dogma è un tutto granitico dal quale non è lecito far saltai'e una sola scheggia». Appunto per difendere questo« tutto granitico» viene chiamalo in cau– sa anche lo Stato. il quale, pur avendo il dovere di non interferire nelle credenze private (dovere che nell'epoca attuale la chiesa è necessitata ad affermare, per non dover poi acceHare tale interferenza, quando essa ne sia ,·ittima), tuttavia, quando si passi dalla vita privata a quella pubblica, viene invitato a ... prender posizione: « ogni diritto so.ggettivo rimane li– mitato dalle esigenze del bene comune e dall'ordine giuridico che lo tute– la>>. Siccome l'espressione « bene comune>> è alquanto vaga, può costituire un 'etichetta valida per qualsiasi bene o ... male, secondo i casi. Con la scusa del bene comune si fanno le guerre, si difendono le discriminazioni 456

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