Volontà - anno XX - n.6 - giugno 1967

esigenz:t che non l•.1 estranea allo stesso Marx, ma che fu sottolineata da ben po~ chi. fra i quali vanno i11 primis citati il Proudhon e il Bakunìn e, qui in ltali.1, il L'lbriola e il <.,ramsci, che seppero ,,aiuta• re la « dialctt ica» hegeliana meglio dei ca– postipiti della rivoluzione russa. Se ,ogliamo reslarc fedeli a Man:: - pensa il Poggi - non dobbiamo irretirci nella pura prassi dialcuica, ma bisogna prendere in considcra.done la finalità pro– priamente umana della dottrina. Il conte• nuto economico non deve costituire un imprigionamento del ragno nella sua tela, ma deve mirare oltre sè, e precisamente :.11l'educ22ione morale delle genti, alla li– bertà ed al rigetto dei dogmi religiosi, a tutto vantaggio d'una di,;;cussionc senza imralci anche su cose che riflettono lo spirito, giacchè propriamente qui la ra– gione può esercitarsi oltre l'angusto ragia. namento sillogistico. Nel .saggio di Alfredo Poggi si leggono delle parole d'oro. P~r esempio, a pagina 25 si dice molto giustamente che «/'1101110, il q1wle lavora softamo per 11umgiare non è molto diverso dal ca11eche va i11 cerca dell'osso, per poi digerire dormendo. la sua vita spiritllale, la sua rngione 11011 si esauriscono 111questo lavoro utilitario, o– ve egl; non vive liberamente da 1101110, il quale è tale q11a11do,dopo avere appagato il ~:uo bisogno animale, vive la sua vita disinteressata111c11te, gode11do le bellezze dell'arte, soddis/ucemlo la s11a curiosità sulla na/ura sua e s11 q11elle del mo,1do, 11011chèmirando ad un suo sempre più o- 11esro compor/amen/o co11 gli allri e ad 1111 pitì giusto ordinamento sociale». Il Poggi sa ottimamente alleare la parte edificativa della politica che per lui, co– me per Platone e per Aristotele, non può essere disgiunta dalla moralità) alla parte storica, e cita esempi, testimonianze e i– deoiogie per mettere sempre più bene in vista che cosa debba intendersi per vera democrazia di fronte alla falsa democra– zia, ch'è poi un'autocrazia mascherata. La sua è una crociata, insomma, contro l'ac• cettazione dei «falli compiuti», :>.ccettazio– ne che significa morte per la politica. La discussione intrapresa dal Poggi pre– suppone dunque il rispetto verso il «valo– re etico», come pure la fiducia che la vo• lontà umana possa essere a poco a poco indirizzata verso l'eliminazione degli egoi– smi individuali, familiari e n;;izionali. E' questo il punto di partenza comune a tut– ti quanti i grandi moralisti, che non vol• lero, non vogliono nè vorranno mai sepa– rare la moralità dalla politica. Su questo punto il Poggi si trovò sempre completa– mente d'accordo con alcuni amici comu– ni, fra cui il compianto Giuseppe Rcnsi, e ciò malgrado la diversit:l. della teoresi generale. Ero anch'io, cl-.1rante il periodo del fascismo, uno dei più assidui frcquen• tatari del «salotto• Rensi. e ricordo come lo stesso Prof. Rensi si entusiasmasse, al pari di noi tutti, nel mettere in 1·ilievo alcuni pensieri di Benedetto Croce (ddla cui do11rina filosofica generale non erava– mo ammirato1·i). e cioè che la cultura è coerenza mentre chi ha tradito una ,,oJta può tradire una seconda volta, il che si applica a molti sedicenti ... antifascisti d'oggi. L"1conclusione alla quale si perviene in questo saggio è di grande rilievo, e prin– cipalmente i giovani dovrebbero metterse– la bene in mente. La cultura, intesa come cosa interi0rmente sentita, dovrebbe, per essere veramente tale, andare al dì là del partito, cioè essere veramente «libera», e chi bazzica l'università sa troppo bene che non lo è panico!armentc oggi in terra italiana. E non proseguiamo su tale ar– gomento, perchè troppo ci sarebbe da scrivere. REMO FEDI 383

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