Volontà - anno XX - n.5 - maggio 1967

presentassero la difesa di una casta cosmopolitica che le mantiene. La sola casta potente è oggi la feudalità del denaro. Alla plutocra– zia servono la clerocrazia e la militocrr-7.ia . Rotschild è più. forte del papa-re, e dell'imperatore di Russia. Potremmo sperdere tutti i pre– ti, sbaragliare tutti gli eserciti del despotismo, proclamare momenta– neamente la repubblica universale. Senza cambiare l'ordinamento eco– nomico dell'Europa, resterebbe infeconda la nostra vittoria. Vedremmo l'indomani ripullulare tutti i vecchi abusi, e il gesuita e il gendarme venire fuori all'ombra del vessillo repubblicano. Gli empirici pongono il rimedio nella distruzione degli uomini che sono gli strumenti attuali del male. Il filosofo risale dagli effetti alle cause, e sa che, data la permanenzad'un interesse di reazione, non mancheranno mai gli uomi– ni per rappresentarlo, sa che questi usciranno dalle nostre stesse file, quando le file nemiche fossero annientate. Pertanto, dobbiamo ferma– re due principi fondamentali. Il primo si è che la rivoluzione italiana non è rivoluzione soltanto nazionale. Senza il papa in Italia avrem– mo potuto limitare i nostri voti a una guerra d'Indipendenza territo– riale, come la fecero la Spagna, la Grecia, l'America. Col papa siamo necessariamente costretti a impegnarci in una lotta di libertà inte– riore, e attesa la qualità cosmopolitica della forza che in questa è da combattere, il conflitto interiore implica conflitto europeo. Il secondo principio si è che la rivoluzione europea si risolve nella riforma delle con– dizioni sociali ed economiche dell'Europa, e perciò l'Italia non può spe– rare riscatto altro che dall'attuazione del prirìcipio da cui quella ri– forma s'intendP GIUSEPPE MONTANELLI, da L'Anticlericalismo nel Risorgimento, pagg 147-154, Lacaita editore, Manduria, 1966. • Statuì quindi una fine l'ottimo supremo Autorè che a quello a cui non poteva esser dato nuii,1 di proprio, fosse comune tutlo ciò che alle singole crea· ture era stato dato in particolare. Prese dunque l'uomo, quest'opera di tipo in– definito, e postolo nel mezzo dell'universo, così gli parlò: • Nè determinata sede nè proprio aspetto nè dono veruno .speciale ti abbiamo dato, o Adamo, affinchè quella sede, quell'aspetlo, quei doni che coscientemente tu abbia bramato, quelli, cli tua \'Olontà, per tuo sentimento, tu ahbia e pos,;;egga. L'altrui ciÌà definita natura è costretta entro leggi da noi prescritte. Tu, non cost1etto entro chiu– sa veruna, di tua arbitrio, nel cui 1>0tcrt· t'ò post(), l:i. 1u1.1natura li determi· nerai. T'ò collocato nel mezzo del mondo perchè d'intorno 9iù comod,1men1c tu vcg~a quel che esiste nel mondo. oi ti facemmo n~ celeste nè terreno, nè mortale ni.::immortale affinchè tu, cli te stesso quasi arbitrario e, per così dire, onorai-io plasmatore ed effigiatorc, ti coinponga in quella forma che avrai prefe– rita. Potrai degenerare in qudle inferiori che sono ~rute; polrai, per dccisionl": dell'animo tuo, rigenerarti nelle supedori che- sono <li vine». Giov.mni Pico. 296

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