Volontà - anno XX - n.4 - aprile 1967

non provano mai che un autore - se \'cramcnte geniale - abbia depredato il prcdccc~sore. 11 romanzo in parola è un classico, a almeno ha 1u11i i requisiti per dive– nirlo, della le11eratura anticlericale. Pe– rò anche ad un credente - ~cmprc che non sia un fanatico intollerante - non può risaltare, ol11·eche ]'arie dell'auto– re, anchl! la dignità e l'equilibrio con Il! quali l'o1>e1·a è condotta. E sì che sarebbe stato facile lo scivolare nella volgarità data la materia scottante, di cui diremo più innanzi. Si legge, nella prefazione alla tradu– tionc italiana (Editore Ri1.Loli) che l'autore rifece tra il 1878 e il 1879 il racconlo • attenuandone in parte la violenza». li motivo dominante del lungo rac– conto - cd è questo uno ch.:i pochi, ma inevitabili .-11.:costamenti al • Fallo dell'Aba1e Mouret » - è la lotta dello uomo-prete contro l'istinto naturale, contro quel dèmone, che i teologi chia– mano • la carne • e che non è se non la nat'.ura colle mc leggi biologiche, fisiologiche. unite al raziocinio proprio della specie umana: le leggi uni,ersali, in sostanza la Natura stessa nella su:l immensità e totalità e nulla v'è nè es– ~crvi può all'infuori cli essa. I poeti - in ispecie i cattolici - tentano op– porvisi con tentativi spe~so ridicoli, ~cmpre criminosi! Nel • Fallo dell'Abate Mouret •. il protagonista, come ognun sa, cede, bcn– chè con molta resistenza, perchè l'au– tore ha ideato il personaggio, s.incero fin troppo nel suo idealismo. ella • Colpa di Don Amaro». all'opposto, il nostro « e,·oe • come tutti quelli che lo circondano, è ìmmerso fin alla gola nel pil.1 grossolano edonismo e non ha conflitti di coscienza, o scrupoli, trai~- 250 ne quelli compcncli:.lli nel motto: « se non casti, almen cauti•. Nel racconto, lungo assai, però mai noioso, tulli sono proiagonisti e nes– suno; ! un caleidoscopio di ,•ari e nu– merosi tipi, cld quali tuttavia nessuno arriva ad altezze sia nel bene (poco) sia nel male (mollo): ma che ci vo- lete fare ... ? La colpa non è certo di Voltaire ... ma di un'assurda montagna di regole imposte in tutti i secoli da una religione inqualificabile e ostinata nel suo primitivo e bestiale dispotismo. L'autore non mcllc sotto accusa il solo protagonista, anzi una certa in– dulgenza non gliela ricusa. Piuttosto, senza accusarlo direttamente, mette alla berlina tutto il clero di una citt::t– duzza provinciale, sonnacchiosa e ne– ghittosa, del Portogallo degli anni 1870 o giù di lì, anche se, per estensione, si può dire di tl\.ltto il clero dell'univer– so mondo. Nell'immaginaria vicenda, si agit.i, sotto una calma solo appar~ntemente staj!,nante, una frenetica turba di pre– toni di tutti i j!radi gerarchici: da quel· li che chiameremo « gli ufficiali supe– rinri• - vescovi. vicari, monsignori. ca– nonici - alla • bassa forza » - parro– ci, curati, cappellani, mezze-tonache, sa– grestani campanari, tirapiedi laici stri– scian!i allorno .illc canoniche ecc., in– trigante\li di mediocre levatura uniti a schiere di bij!OIIC, ocrpetuc, familiari dei sulloclati preti, dame borghesi, pa– tronesse di vari iHituti religiosi, nobi– lu21i conservatori ottusi. ostinatamen– te attaccati al loro modo di pri\'ilcgi. li nostro squalliduccio •eroe• è an– ch'esso oiù una vittima che un catt;– vo. E' sì egocentrico in sommo grado. cinico, ipocrita. sornione, impostorello con una piccola closc di perfidia, ma se non ispira ~impatia, nemmeno su-

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