Volontà - anno XIX- n.12 - dicembre 1966

Coltelli, 910vam e anarchici P RENDERE spunto da un libro di un borghese (I), per la rimeditazio– ne: ~ui \':1J01·i dell'anarchia e suo futuro, come h;;t fatto l'ullimo Volomà col pezzo .- Anarchici e lettera111ra », rni M!mbra U· n'orcra✓ionc rroficua; forse il rolo modo di rcdcrc tollerabile la recensione di un romanzo, oggi. In questo spirito, dò il mio contributo al dibattilo E' sintomatico che la prima opera di uno scrittore contemporaneo si concluda con qualcosa che muore, piuttosto che con qualcosa i;hc sia un inizio, un'apertura \lla !.pc.:r.imra. L'imr,os ... ibilità di utilizzare la forma letteraria del romanzo nella sua struttura classica, conclusa, con un prin– cipio c una fine, e una sua oggettività sto– rica, genera inevitabilmente compromessi, tentativi, sia per quel che concerne lo stile (la scrittura sperimentale), che pCr quel che tocca il contenuto. Il libro di Luzz:i.to , se ubbidisce ancora a canoni sti– lhtid 1radi1ionali, cd è perdo di facile e <>corrc,·olc lettura, quanto al contenuto, rist'nte della frantumazione dei valori so. ciet:i.ri e appartiene a buon diritto a quel. a l<-lll"rntura di crisi. che ha ormji nume– rDii e 1lti1stri prccl•dcnti. Al posto del «personaggio• o dei «per– ,onaggì ... , inseriti in una trama gencrak è in una successione scandita di tempo, la storia di Enrico, il protagonista, un 1tinvan~ diciassettcnnr.:, riflette la messa a fuoco dei suoi pensieri e delle sue scnsa– :1ioni in un mondo di uomini e di cose che prendono vi1a e luce solo di \'Olla in ( I) • Giochi di Coltello• di Ettore Luuato, lk Donato editore, Bui 1966. L. t.200. 732 volta che vengono toccati, l.imbiti, illu– minati dai pensieri del gio,•ane. La presa di coscienza della realtà che lo circonda e lo costringe a vivere, è fa– ticosa e dolorosa in Enrico, simbolo e pa– radigm:1. di una generazione insoddisfatta del tipo di rapporto stabilito con la SO· cictà e col mondo degli altri. La sua for– maz.ione subisce i contraccolpi della so. cictà, alla luce di sue esigenze istintive, e non ancora razionalizzate: l'insofferen• n, disgusto, ribellione, derisione, dolore, e di altre più coscienti che si precisano nel rifiuto dei ,alari e dei miti che gli vengono imposti, quasi innitti. Fra lui e il mondo dei grandi, i genitori ad esempio, lo stacco è forte, il colloquio difficile o impossibile; li vede con la cru– dcu.a degli adolescenti d'oggi, come bu• rattìni che si muovono meccanicamente, con maschere ,,ariabili e sempre insincere, in una serie di gesti e di fatti e frasi im– probabili e di significato mutevole. Ma neppure coi ragazzi della sua clà riesce a stabilire un rapporto comunita– rio più profondo. I suoi tcntati,•i di ap. proccio vengono delusi o mortificati. 11coltdlo, che egli tiene <;empre con sè, , è il segno del suo isolamento, l'arma di difesa contro gli altri, il suo rifiuto di condividerne una esisteoz.a ambigua e U• miliante di compromessi. Lo abbandonerà alfa fine del racconto, ma non ci sembra di intravedere in questa rinuncia alla violenza, una riappacificazione con la so– cietà, ma semmai una rassegnazione: quella che viene chiamata, ,con un eufe– mismo, • maturità .. • ragionevolezza .... A questo punto, al di là di quelli che sono i pregi letterari del libro (che alter-

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