Volontà - anno XIX- n.12 - dicembre 1966

La scuola democratica m Italia M ENTRE NEGLI altri paesi euro– pei ed extra-europei la « scuola democratica» era una realtà o almeno una possibilità, in Italia, per le sue particolari condizioni storiche e poli• tiche, questa nuova formula è entrata in ritardo. 11 pensiero illuminista e la Rivolu– zione Francese determinarono una pro– fonda influenza negli altri paesi euro– pei; lo stesso non può dirsi dell'Italia, che ancora non aveva raggiunto l'uni– tà politica. D'altro canto però, la con– cezione che ebbero della scuola i pen– satori della Rivoluzione Francese, non fu quella di una scuola democratica, come viene oggi comunemente intesa. Essi auspicarono la di[fusione di un minimo di sapere per tutti. Conquista storicamente giustificata se si pensa che la Francia usciva da una civiltà feudale dove il sapere era stato privi– legio di pochi. Tuttavia quel tipo di democrazia ri– maneva su un piano formale cd a– stratto. Era la scuola della società bor– ghese che si affacciava nel quadrante della Storia. L'Italia, come abbiamo ac– cennato sopra, non poteva godere nep– pure di questo privilegio. Teoricamen– te un minimo d'istruzione per tutti do– veva essere affermato con la legge Ca– sati nel 1859, seguita faticosamente dal– le leggi Coppino cd Orlando. La Rifor– ma Gentile, poi, nel 1923, per l'Italia, segna una tappa importantissima nel– la storia della scuola; però non si può parlare di « scuola democratica», anzi un po' per la mentalità idealistica del filosofo che ispirò i programmi didatti– ci, un po' per la contingente situazione storica in cui venne a trovarsi l'Italia con la dittatura fascista, la scuola mantenne quella struttura classista, di cui ancor oggi risente tutte le nefaste conseguenze e faticosamente accenna a liberarsene. Questa struttura determinò una di– scriminazione fra studi umanistici e tecnici, fra studì per la classe dirigen– te e studi per la classe artigianale e professonale. Con la caduta del fasci– smo, uaa prima enunciazione di demo– crazia nella scuola italiana si ebbe nei programmi didattici del 1945 in cui a– leggiava lo « spirito democratico» de– gli Stati Uniti d'America, Questi pro– grammi dovevano avere una più esatta esplicitazione in quelli del 1955, ancora vigenti, in quanto acquisivano un loro particolare carattere nella realtà italia– na in cui dovevano articolarsi. La scuo– la italiana così veniva definita « scuola democratica», anche per dettato della nuova Costituzione. Tuttavia occorreva ancora sapere in che senso questa nuova scuola doveva dirsi democratica. Cioè più importante era conoscere il contenuto che si vole– va dare a questa scuola. Non si trat– tava soltanto di incrementare l'edilizia scol~stica, di controllare o di estendere l'obbligo, ma si trattava anche di dare una educazione democratica. Ancor oggi, purtroppo, questo proble– ma non è interamente risolto. In fon– do è pur vero che democrazia è sino– nimo di libertà ed acquisire il costu– me democratico degli uomini liberi è una lunga e faticosa conquista. La no– stra Ccstituzione dedica alla scuola al• cupi articoli, da: quali si può desume,. 699

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