Volontà - anno XIX- n.12 - dicembre 1966

La cunura come amore e come libert S i è 111ulto parlato della cultura 11- 111,mistica da comrttpporsi alla cul– un-a sdc11ti/ica: « le due cufturP » di Snow e il lt111gu e (lf)passion(lfu dibattitu susci– tato ;11 llltto il mondo c.ostil11isco110 lo esempio più µrubante che il problema è. attuale, a11che se la s11a origi11e può far– si risalire llg/i anni dell'oftocento positi– vistico e scientistti o più rece111emente al Dewev La c11/1ura rmwnistica è co11cepita come " cfas.sù. :ità », come « ideale etico», come « puidera » o « llll111m1itas », come « /ogos » (pensiao-parola); ma a11che come inerte • i111d/('1/11alis1110 ", insensibilità verso 1' l- roblemi socio/i, incapacità di dare agli uomi11i il uecessario per vivere, verhali– s1110, vuota retoricll, astrattismo avulso <:alla vita, anacca111e11to sentimentale ad w1 111<mdoormai privo di vitali1à, teoria senza pratica, pensiero senza azio11e, in– divid1wii.s1110 eunuco privo di mordente sociale, disi11teresse per i problemi del fovoro. Di cu1tro, la cullura scien1ifica è vi– sta come « 111oder11ità », ideale sociale ca– pe.ce di iiberare gli uomini dalla schiavitù de.I lavoro e dalla sofferenza della fame, daffo lrnMedia della g11erra e dal dolore delle nw!ut1ie; è vista come "ideale della scien;:a » capace di conchrre gli uomini alla co111pre11sione recivroca e afta pace w1i1•crsale. dia libertà e .:i/la giustizia: ia sciell':.a.sarebbe il fo11da111.t'1todella vera 1111ov,a elica wnana. l'autemica conoscen– Ztl e l'unica forma di sapere critico attra– verso cui gli 110111inipossono intendersi e m11arsi, liberarsi dal bisogno che li as– silla e dalla 111alat1iache li consuma anzi temvo. dalla miseria che li abbrulisce. e dai loy.orio dell'i11cerrez::.a del fuwro. 696 A nostro avviso il diba~tilo rivropone i! problema sociale in termini diversi, pro– spetta il proble111a del « l'ivere insieme» degli uomini come problema essenzial111e11- le di culwra, anzichè d1 sociologia. Ma la cultura. come la sociolvgia, 110>1 pres11ppune forse w1 co11cet10 dell'uomo e d:!lla società? Ora se 1'1101/10 è concepilo come s111tesi di valori teor!!lici e pratici, individ11alì e sociali, ossia come « perso- 11alit" ». e la società come w1 insieme di rdw;i011i o rapporti di personalitll e tra penmwlità, è chiaro che llltto ciò che promuove la libera formazione e l'i11tegra- 1-~ sviluppo del/'1101110 11011 può clw accet– ll;rsi sia esso chiamato cultura umanisti– ca o scientifica, e tutto ciò che 11e intral– cia la libera espressione è da condannar– si e da rigellarsi senza in/i11gimem1i ed equivoci risvelti per pseudo-valori sociali o I radi::.ionali che siano. Ce, .a111en1e è da co11da11narsi l'attP-ggia- 111enlo di coloro che co11sidera110 « cui– /tira,. semplicemente il possesso nozioni– stico di ,·cgolelle grammaticali o di altra discii;lina da vendersi dietro compenso ,:;iu o meno sofisticamente giustificato: <'S• :.i JJO!>so110 chiamarsi i « rùumciatari del– la ,11ltura » perchè si mecca11izz~10 i,1 Vi.IOieformule, in virt1wsis111i verbali avul– si dalla concretezza della vita, i,1 ripeti– zio11i morte e prive di vitalità non dico· sociale 111(1 a11che individw1le, in enulizio– ne <lugmatica e pedmlfe soffocante ogni tiben, creazione dello spirito umano e che si lraduce nel piÌI abbi~!to conformismo sociale e, quind 1 nella dif~sa di un « ordi– ne sociale " che tlislin;:ue ingi11slame1Jte gl: 1w111i111 in elelli e reietli, in miliardari e 111or11 di fame, in sfruttatori e sfrnttati i11 cui l'11gw1glia11za110,i è che w, nome,

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