Volontà - anno XIX- n.11 - novembre 1966

tuua esattezza, e con la fincaa profonda propria del grande romanziere, il ~enso. o meglio l'enorme non-!:>cnsodell'avvento del Cristianesimo. Chi non av– \'crte, immediatamente, intuitivamente, quasi d'istinto, al disopra e senza bi– sogno di dimostrazioni pro e contro, il gigantesco assurdo che v'è nel fatto che eia un insignificante per quanto tragico episodio del fanatismo per una re– ligione ignota, singolare, circoscritta, endemico in una delle province remote e semibarbare dell'Impero romano, cpisodic passato così inosservato ai contem– poranei da potersi legittim,m1cntc rappresentare il funzionario medesimo che vi aveva presieduto come, dopo qualche anno, jmmemorc di esso, sia scaturita una religione mondiale, la religioni.! della parte più civile dell'umanità; chi pre– !:>Cnta,o si lascia pr·esentarc s<'nza sentire un'irrdrcnabile insurrezione intellet– tuale, tale fatto incredibilmente irra1;ionale come lo sbocco razionale del mondo antico, quello a cui il moto spirituale di questo doveva metter capo, non poteva logicamente non metter capo, era naturale, ovvio, indispensabile, mettesse capo; è intcramcnle destituito d'ogni capacità di rice\·erc dalle cose storiche e dai fatti del mondo un'impressione genuina e indipendente, non ha l'occhio atto a ottenere che gli oggetti sviluppino i loro integri contorni nella !:IU:l. percezione visiva. E si noti che l'assurdo diventa ancor più saliente precisamente se si ritiene che Gesù sia stato una per~ona storicamente esistente. Meno male se esso non è ~e non (come molti opinano) una ]entri formazione mitica (o, come per Scho– penhaucr, il mero simbolo del fatto che la volontà di vivere, attraverso i dolori dell'esistenza, apprende la lezione fin ;i.lc che deve rinunciare, annientarsi croce– figgcrsi, e così raggiungere la santith); pcrchè in 1al caso si può ancora capaci– tar!:li che in siffatta costruzione interamente ideale l'umanità abbia a poco a poco concentrato tulio il suo senso del divino. Ma che l'idea del divino si sia, per così ampia parte della nostra specie, per così immenso tratto di spazio e di tempo, raccolta e posata su di un per,;;onaggio, di cui, se storico, estremamente poco si seppe e si sa, che, nel momento in cui visse, passò per il grande mondo della sua epoca, del tutto inosserva10, e che se è forse più umano p.c. di Socrate, lo è solo perchè, mentre questi andò incontro alb mOrte con l'impassibilità, l'imperturbata serenità, la grnzia, onzi il contento, che si esprimono in quel « domani sacrificherete un gallo ad Esculapio », per averlo guarito della malattia della vita, e che sono veramente doti soprumane o inumane, Gesù invece sentì ed espresse, e con accenti profondamente toccanti (« Padre mio, se è possibile, passi da mc questo calice•), la perturbazione, l'oscuramento, la disperazione che col– gono il fragile uomo di fronte alla catastrofe dell'ideale di giustizia per cui aveva combattuto e della sua stessa vita - ciò appunto acuisce tanto maggiormente l'assurdo. (da La Pifosofia dell'Assurdo, pp. 226-230, :i cura di L. E.). 638

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