Volontà - anno XIX- n.10 - ottobre 1966

tiche esasperate ed esasperanti, nebbiose, che hanno vieppiù complicato il <li• scorso e confuso le lingue. Si è parlato persino dell'eliminazione indiscriminata delle inibizioni sessua• li. Si è discusso, con parole di esaltazione, della libertà in amore di cui godono i giovani dei paesi nordici (ma non si è fatto cenno, contemporaneamente, della loro crescente inclinazione al suicidio). Orbene: prediche di tal fatta, nel nostro ambiente storicamente, e anche non storicamente, considerato, sono vox clamans in deserto; in questo nostro ambiente la morale cattolica non ammette, ed a– vrebbe le sue buone ragioni per farlo, la piena libertà sessuale nemmeno nel– J'ambito di un matrimonio santificato, la mentalità rli certi rappresentanti del clero è addirittura rimasta ancorata alle spirito degli antichi Confessionali, e tu hai mortalmente peccato « si usasti cum illa non fachi cum tachi, si inaniasti oy bivisti superchu per luxuriari, si hai usatu comu li bestii per darreri, si hai usatu quandu ipsa havi li raxuni, Si hai consumatu fora per non fari figli, si hai usatu per contrario, standu ipsa supra ... » (26). L'educazione sessuale che noi stimiamo necessaria e indispensabile per i nostri figli non deve mirare ad eccitare, più o meno velatamente sfoghi d'in– contenibili passioni. La conservazione o meno dc1I'integrità fisica prima del matrimonio, di cui oggi discutono nelle ·varie rubriche sentimentali persino le riviste borghesi con tanto di consulenza ecclesiastica, è problema arduo, da affrontarsi con molta c:\lltela, e soprattutto con molta serietà. Nessuno può negare come la verginW1, la purità, sia più dell'anima Ghe del corpo; un'anima può conservarsi candida in un corpo, diciamo così, impuro, mentre in un corpo fisicamente integro può tralignare un'anima perversa e pervertita. E se voglia– mo possiamo ancora scomodare, a conforto delle asserzioni, il divino poeta per quei mirabili versi, che mette in bocca a Cunizza da Romano: Ma lìetemente a me medesma indulgo I la c.agion cli mia sorte e non mi noia, / che parria forse forte al vostro vulgo. Non c'è dubbio, nel nostro caso, in questa nostra epoca di profondi rivol– gimenti sociali e po1itici, e perciò anche religiosi e morali, che la pars destruens abbia avuto il sopravvento decisivo sulla pars construens. Ed anche questo ha la la sua spiegazione; è necessario, e quindi giusto, distruggere perchè non si può costruire un edificio nuovo, comodo, funzionale, su un agglomerato di vecchie stamberghe; ma è anche vero che un;i. casa vecchia si può distruggere in un giorno, e per costruire quella nuova ci vogliono dei mesi, se non addirittura deg1i anni. E cosl passeranno ancora degli anni p1ima che 1e nuove generazioni si for– mino e si informino a principi saldamente religiosi, morali e sociali; passeran– no degli anni, anche perchè ogni volta che noi ci persuadiamo di aver risolto il problema dei giovani, dei loro rapporti, delle loro intenzioni, delle loro aspi. razioni, delle loro azioni, ci accorgiamo, improvvisamente, che quello da noi risolto non era affatto il problema, ma solo uno dei tanti problemi dei giovani. Ci smaniamo volentieri dietro un futile particolare, perdiamo di vista Ja com- (26) Ibidem. 596

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