Volontà - anno XIX- n.10 - ottobre 1966

ingoia come w, mostro le moltitudini u11u111e che vomita alla sera affa– ticate ed abbrutite. E' u11giovtme lavoratore della fabbrica che appren_ de dai suoi compagni le nuove idee rivoluzionarie e le sue convinzioni corrispondono a un nuovo modo di vivere, all'abbando110 delle vecchie abitudini ~ dei vecclzi pregiudizi. Ma i sistemi di inibizione mentale, i pregiudizi borghesi e religiosi, non vanno co11fusi con la cultura. la vera cultura, l'arte ed il pensiero, non è mai stata gradita dalla borghesia e dalla chiesa, essa non corri– spo11de mai alle vedute ufficiali. Soprattutto non è mai l'espressione dei sistemi sociali ma ne è pili/tosto la dewmcia, la negazione e il su– peramento. Una società veramente libera non può riconoscersi nelle opere di cultura di ogni tempo e nella ansia di liberazione umana da cui sono pervase. V'è infine un'altra caraltcristica della rivoluzione culturale che ci ha colpito e vogliamo esaminare. Si Jralla dell'esaltazione del lavoro come valore assoluto dell'uomo e della società. Esaltazio11e che ci tro– va concordi pere/tè in ogni tempo il lavoro è sempre stato il creatore umiliato ed offeso della ricchezza. Ma 11011 è il lavoro dello schiavo che si deve elevare a virtù, nè quello del servo o del salariato; ma è pur– troppo ancora questo ripa di lavoro che viene esa/rato dalla rivoluzio- 11eculturale cinese. E qui 11otia,110 irn'altra carntteristica dei socialismo autoritario: l'e11umcipazio11edel lavoro si risolve per esso ;,, ,m a/lare di potere e di conquista politica col risulrato di lasciarlo nel suo stMo di oggetto di una minoranza dominante. l./ema11cipazio11e del lavoro dal giogo padro11ale 11wove i11vece dalla realtà el/ettiva del lavoro, rovesciando con la legge del pro/irto a11chele barriere fra lavoro 11la11uale lavoro intellettuale, restituendo al lavoro la sua integrirà umana con il lavora– tore che sa dirigere egli stesso il proprio lavoro. Se quanto al/ermo sembra tm paradosso, ciò è dm 1 uto all'assoluta identificazione Ira socialismo e marxismo. Bisogna ridimensionare la portala di Marx nel movi111e11toopernio; esso ha certamente avuto una grande parte ma non esaurisce la tematica sollevata dal socialismo. Vi so110altre scuole alJrellatJto ricche di influssi liberatori, prima, in– sieme e dopo Marx. Vi s0110 gli utopisti prima, gli anarchici insieme e i sindacalisti rivoluzio11ari poi. /)a Fourier a Proudlzon a Bakunin a So– rel, il problema della reale emancipazio11c tlel lcH•orocome gioia e ar– monia sociale e ,wn più come pena, amputato iu due tro11coni manua– le e i11tellet.tuale, è staio un f}tOblema profondamente dibattuto. Biso– gna riabilitare queste scuole seppellite da un ingiusto oblio, ricollegar– ci ad esse, riprendere la loro tematica e svilupparla alla luce dei 11ostri tempi. li lavoro emancipato dal giogo padronale 11011 è più il lavoro sotto– messo e penoso che la rivo/11zio11ecttllllrale cinese a11cora esalta. In. questa esaltazione 1101t è stato difficile agli elementi moderati del par- 547

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