Volontà - anno XIX- n.10 - ottobre 1966

messi per un sentiero selvaggio pieno di S\'oltc impreviste che offriranno al no,;:tro sguardo stabilianti visioni. Ci dev'essere nella razza umana una cfTlozione atavica nei riguardi dell'o– dore ca!tivo, di questa presenza invi– sibile d-,e t:sce dal nostro corpo e si spande intorno a noi. Alcune tribù del– l'Africa considerano con sacro orrore questo fallo perchè dicono che è l'a– nima che f"SCC dal nostro corpo. Qui la volgarità diventa religione e non è il <iOlocaso, ma non è questo il legame che li unisci.!, il •qualcosa» che stiamo ccrc:mdo. Lo troveremo più a– vanti. Re~t:mdo ai popoli selvaggi, trovia– fllO rra di essi l'usanza di picchiare i sassi durame il bisogno corporale, per– chè quei rumori sono per essi una intollerabile ingiuria che tentano co– prire appunto picchiando i sassi. Se dal 5elvaggio passiamo all'uomo civile, tro– veremo anche in esso un profondo di– <iagio di fronte a questi fatti insoppri– mibili; in alcuni casi essi suonano co– me profonda offesa, quasi un richia– mo ad una realtà degradante ch'egli si propone di ignorare. Qualche volta tale ric-hiamo vii.!nc lanciato come condan– na ad una situazione alla quale ci si ribella: conosciamo tutti l'estrema ri– sposta di Chambronne al nemico vinci– tore. « Ma vai a c.... » è l'espressione popola!l:.1 pili comune che si rivolge a chi vuol darsi importan1..a o tenta di imporre qualche punto di vista non gradito. Il s;gnificato sottinteso di que– sta e~c!amazione è appunto il richiamo ad una realtà, alla «vera» realtà secondo l'intendimento volgare, in cui tullo t1ffoga e si pe~·de. Vi ~ono tan1i eletti popolari, piltQre– schi e vivaci, che traducono in tante lingue e dialcui questo pensiero fisso, co<itant".! e profor:do radicato in ogni parte del mondo e in ogni strato so– ciale. Ogni lettore può accertarsene se– condo la sua esperienza. Riassumendo ii nostro succinto ra– gionamento intorno alla volgarità, di– remo che essa rappresenta l'uomo co– me un involucro di cose nauseanti, un produt19re di escrementi e cattivi o– dori. Questo è l'uomo e questa è la vita, secondo il sentimento volgare, tutto il resto è cornice o finzione. Tale sen1imcnto è un fenomeno più grande di quello che si crede cd esiste anche là dm·(! è taciuto e sepolto sotto le belle maniere; è un deposito nero che si form.! in noi fin dall'infanzia, un giacimento melmoso in cui vanno a scivolare malamente tante immagini convenzionali, come i santi di quel monaco che non poteva più pregare. Nella cloaca della volgarità è usanza gei tare anche le cose sessuali, organi e funzioni, ma finora di questo non ne abbiamo parlalo perchè verrà ad inse– rin;i nel nostro di'-corso più avanti. Giunti a questo punto, dopo aver brevemente esposto e definito il feno– meno volgarità, conviene fermarci un i~tante c. rispondere rii seguen1e inter– rogativo: questo sentimento volgare della vita, corrisponde alla realtà? è realmente la vita un fatto predomi– nante òi escrementi e ca11ivi odori co– me appare nella versione \'Olgare? E' una domanda che già contiene la ri– spo!;ta perchè basta porre il quesito per dimostrarne l'infondatezza. Infatti questo modo di sentire, pur occupando l'animo umano dai primor– di della storia, non ha mai saputo dar– si un'espressione 1eorica e si è sempre rifugiah) nella barzclle11a, ncll'umQri– smo di bassa lega e nei dclii popolari 575

RkJQdWJsaXNoZXIy