Volontà - anno XIX- n.10 - ottobre 1966

E ancora: lo 11scitodalle file del popolo avrebbe potuto concepire una tale chi• mera» (4). « Ricordate infine, che non c'è scienza in11atao rivelata come non Ci sono privilegi o ricchezze cadute dal cielo; e che allo stesso modo che ogni benessere deve essere conquistato col lavoro, altrimenti t un furto, cosi la conoscenza deve essere frutto dello studio, altrimen– ti è falsa » (5). La fiolosofìa quindi non parte da w1 a-priori, ma dalla realti, dell'espe– rienza; ed i due aspetti fondamentali dell'esperienza sono l'osservazione di questa per mezzo del lavoro. In tal senso egli definirà la sua una fìlosofia del lavoro: Abbiamo detto che la filosofia stuùia i rapporti fra le cose. non la loro natura. Ora di questi rapporti tra le cose, quale ne è il fondamentale? Proudhon non ha esitazioni: quello fra uomo e uomo. « Ognuno essendo io e non io, che cosa posso fare di meglio, in questa ambiguità ontologica, che prendere come punto di riferimento della mia filosofia il rapporto, non di me a me stesso, alla maniera di Ficlite, q,uasi volessi fare l'equazio,ie del mio spirito, essere sem• plice incomprensibile e indivisibile; ma di me a un altro me stesso, mio eguale e cl1e non sia io, il che costituisce una dualità, non pitì. metafisica o antinomica, 111a reale, viva e sovrana?» (6). Questo procedimento offre il vantaggio di fare passare la filosofia dal campo speculativo a quello pratico, e meglio di unificarli. e quello <li elimina– re ogni ambiguitil «ontologica»; forse la natura con le sue piante, i suoi animali è un embrione di coscienza, fondamentalmente di qualit~1 simile alla nostra. Ma ciò non si presenta con evidenza, bensì è ambiguo. li rapporto tra due uomini invece non tollera ambiguità, è rapporlo tra eguali. Inoltre si rivolve la contraddizione tra l'unitarietà della coscienza, e che si avverte nell'io e nel non-io. L'altro è nel contempo egoale e altro da me. Nessun rapporto come quello tra uomo e uomo educa meglio il nostro spirito ad accettare la nostra situazione nell'universo. E solo dal rispetto umano reC'i– proco può scaturire il rispetto vero della vita. Quale è la legge fondamentale di tale rapJ:x>rto? Proudhon la C"hiama Oiustizia e, per definirla, prende in prestito da Kant due concetti di rispetto e di universalità dell'imperativo categorico: la Giustizia sarà il rispetto spon– taneamente provato e reciprocamente garantito della clignil~t umana. in qua- (4) Justice, J, R, p:ig. 196. (5) Justice, I, R, pag. 204. (6) Justke, R, I, pag. 214. 566

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