Volontà - anno XIX- n.10 - ottobre 1966

~fa vediamo mPglio il rapporto tra Proudhon e l'assoluto, verso questa « deholnza » dell'umanilà. • Q1.1.a11lo alfa ,uuura intima delle cose, a quel non so che di cui la metafisica non sa impedirsi di parlare, e che essa i111111agi11a o concepisce dovo aver fatto astrazione dalla fenomet1alità delle cose e dalla loro ragione, ammesso pure che questo residuo 1101t sia un puro tmlla, non abbiamo che forme; non interessa né la noslra sensibilitd, né la nostra intelligenza, non c'è i11 esso nemmeno di elle eccitare la nostra curiosità" (2). DEMOCRAZIA DELLE INTELLIGENZE E DEMOCRAZIA DELLE COSCIENZE Eliminato l'assoluto, che può interessare solo gli «alienati» dalla filoso• fia. ,·iol• coloro che. \'olendo filosofare sulla natura stessa. finiscono col porsi fuori della ragione. la fìlosofla è alla portata di tutti. Infatti tutti possiedono la medesima qualità filosofica, la ragione. E così. Proudhon riprende il fondamento democratico dell'intelligenza postulata da Cartesio. Su questa basf" si fonderil poi il suo egualitarismo sociale. che parte quindi dal concetto ideologico cli eguaglianza ideologica. « 2 per 2 eguale 4; ecco per tutti un'evidente certezza. Ma quanto fa 27 per 23? Qui più di 1111 ignorante esiterà ... Ora, conoscendo cosl facilmente il prodotto di 27 per 23, e potendo co11la stessa vronteu.a e sicurezza eseguire la moltiplicazione di tutti i numeri possibili, sono certo più sapiente di colui fa cui capacitd aritmetica arriva soltanto a fargli ottenere il risultato dell'operai.ione elementare 2 ver 2 eguale 4. Ma sono più certo? Al/atto. la qualità del sapere, la ripeto, non ag• gùmge niente alla qualità filosofica di esso... " (3). Se la qualità della conoscenza è la medesima in tulli gli uomini. in quanlo facoltil conoscitiva. l'estensione della conoscenza invece, la sua appli– cazione alla realtà. non è mai qualcosa di innato. ma cli sudato e di ollenuto attr.n-erso il lavoro. Tutti possiamo pensare, ma per sapere dobbiamo lavo– rare col nostro pensiero. Egli critica quindi lutto l'i<lealismo post•kantiano: •...vi sono stati ge11iprofondi, che si son clticsti se lo spirito uma• no, così sottile e così vasto, non potesse giungere, media11te 1111a con– centrata medita:.ione su \e stesso, a questa intelligenza della ragione delle cose, che altro no11 è che intelligenza delle leggi dello spirito; se 1'1101110 che pensa abbia poi bisog110, per istruirsi, di consultare 1111a ruu11rache 110npensa ... Penso, d1mque sono, cogito ergo cogno-– sco, tale è il principio di questi arci-spirirualisti filosofi. Mai cervel· (2) Justicc, R, I, Proaramma, pag. 192. (3) Justicc, I, R, pag, 19--1, 565

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